domenica 17 gennaio 2010

Parigi ciak 1 - Pierre Hermé


Eccoci qui, pare.
Comincia la titanica impresa: illustrare, in poche, semplici mosse, la mia vacanza gastronomica a Parigi.


------> Ah - sono partita dalle dettagliatissime informazioni di Kja nella sua sezione su Parigi.
Cioè - ormai lo sapete che sono matta, non importa anche se lo dimostro definitivamente, no - mi sono fatta una specie di "libretto" con dentro i suoi post stampati e gli indirizzi, in uno di quei raccoglitori con le buste trasparenti.
Non vi dico i casini per trovare i posti. La sera prima cercavo le vie sullo stradario della guida, poi le sottolineavo sulla cartina, poi giustapponevo la cartina stradale a quella del metrò e guardavo che percorso mi sarebbe convenuto fare. La mattina dopo, puntualmente, lasciato mio fratello a ronfare in albergo, sbucavo tutta felice dal metrò, mi guardavo intorno e mi ritrovavo nel mezzo di un'enorme piazza circondata da strade larghe una ventina di metri piene di auto che sfrecciavano. Disorientata che manco un cerbiatto illuminato dai fari di un tir che lo sta per prendere sotto.

Allora cominciava l'inevitabile ritornello che presto mi sarebbe venuto a noia: avvicinarsi a qualcuno, chiedere: "Pardon, Madame/Monsieur, où est rue Saint-Paul?", guardare il mio interlocutore andarsene senza avermi degnato di uno sguardo (un buon terzo delle volte), gridargli dietro qualcosa di poco lusinghiero in perfetto veneto, attirare in cotal modo rapide occhiate di leggero fastidio da parte dei passanti, borbottare tra me, avvicinarmi ad uno spazzino e sentirmi dare tutte le informazioni necessarie in un batter d'occhio, con immensa gentilezza, a volte anche scortandomi fino al numero civico da me indicato.
Insomma, tanto per non perdere tempo, se vi trovate a Parigi e dovete raggiungere una via che sembra esistere solo sulla vostra cartina, chiedete agli spazzini. Mai incontrato uno di loro che non fosse più che cortese.

Invece, ne avrei A PACCHI da raccontare a proposito di parigini che mi parlavano manco avessi sei anni o come se non avessi abbondantemente dimostrato di capire il francese, non risparmiandosi battute e sfottò a mio riguardo con amici e concittadini in genere che si trovavano a passare.
Sarei però ingiusta a fare di tutta l'erba un fascio, come si dice.
Diciamo che la percentuale di gente assolutamente maleducata mi ha colpita, ma non rappresenta più di un 30%. E ho trovato delle persone assolutamente squisite, davvero - molto più squisite di quelle che potrei trovare in una qualunque via di una fredda e nordica Padova.
Quindi, come sempre, non si danno giudizi, si prende il buono dell'esperienza, si ricordano le persone gentili e orsù, ci si compiace di non aver avuto problemi a mandare a quel paese chi gentile non è stato.

Un'altra raccomandazione (?): in Francia i negozi stanno aperti all'ora di pranzo; in compenso, chiudono alle 18. E alcuni aprono alle 10. Così. Tanto per non imbrigliare la creatività. <------


Comunque, come dicevo prima, sono partita da queste benedette indicazioni di Kja. Ma poi, girando girando, ho scoperto tantisssssimi altri posticini, che non mancherò di elencarvi nei prossimi posts :)
Cccccominciamo!


PIERRE HERME'

Sarà pur d'obbligo cominciare da lui, no?
Allora. Sono andata nella boutique di rue Bonaparte - uno degli ultimi giorni invece passavo per caso per rue Vaugirard, e, be', davanti alla boutique di Hermé mi son resa conto che non sono leggende quelle che si raccontano a proposito di lunghissime file davanti ai suoi negozi, all'ora di punta. C'è poi un suo spazio al piano interrato - quello delle scarpe e degli stivali - delle Galeries Lafayette, alquanto ben fornito.
Ma, dicevo, io sono andata a rue Bonaparte.
E sono anche arrivata mezz'ora prima dell'orario di apertura, da furbozza qual sono, per evitare la fila.
Be', non c'era fila.
Quindi, alle nove meno tre minuti, quando la porta è stata socchiusa, io e le tre persone vicino a me ci siamo fiondati nel negozietto, avidi.

Be'.
Che dire.
Come dirlo.
Un bonario omone con una barba vagamente accennata ci ha detto gentilmente: "S'il vous plait, Mesdames et Monsieur, nous ouvrons à neuf heures. Deux minutes, s'il vous plait."
Abbacinata, ho pensato stupidamente alla macchina fotografica che mi giaceva inerte in mano, manco una turista giapponese, maledicendomi per non aver flashato fulmineamente la scena. Poi, razionalmente, mi sono detta che probabilmente in tal caso mi avrebbero radiata a vita dall'albo dei clienti della boutique - a farla pulita.
Sì, insomma, era lui ad averci detto di aspettare ancora due minuti fuori dal negozio, e con lui intendo... Pierre Hermé.
E devo dire che mi è piaciuto il fatto che fosse lì, nel retrobottega, alle nove meno tre minuti del mattino. Fa molto "uomo innamorato del proprio lavoro", fa molto "anche se sono considerato praticamente una star, continuo ad essere un onesto pasticcere".

Quando siamo rientrati (dopo i famosi due minuti), Hermé era sparito come uno sbuffo di fumo, lasciandoci il dubbio della sua fattiva presenza nella bottega - allucinazione collettiva? Ectoplasma? Gemello monozigote?
Comunque, sfoderata macchinetta fotografica e sorriso, ho subito chiesto ai giovini dietro al bancone se fosse possibile fare delle foto. "Seulement deux, Madame, merci." Grrrrrrr. A parte che per tutta la vacanza non ho capito sta cosa che tutti mi chiamavano "Madame". Essignore, è ben seccante, per una di diciannove anni!!!


Comunque, fatte le due foto, mi sono concentrata sul malloppo da acquistare. Per un errore grossolano, mi faccio dare il doppio dei macarons che volevo, accorgendomene fuori dal negozio (ovviamente non sono andati sprecati ;) ). Poi, non può mancare il mitico ISPAHAN.
Raggiunta la piazzetta lì davanti, mi sono piazzata sulla panchina e sono proceduta all'assaggio.
Be', ragazzi, che dire.
Non nutrivo grandi aspettative nei confronti dei celeberrimi macaron. Ok, due biscottini ripieni di crema. Uao. Ero lì più che altro in tappa obbligata - una foodblogger a Parigi che nno va da Pierre Hermé, e che storia è??

E invece... Mamma mia. Gli accostamenti erano deliziosi, la consistenza del guscio croccante con il cuore scioglievolissimo, il formato dei dolcetti piccolino e cicciotto da far simpatia, strabordante ganache.
Come letto tante volte, ho evitato i gusti cioccolatosi, puntando su quelli fruttati, e be', wow. Moltomolto equilibrati. Su quella panchina devo aver fatto delle facce divertentissime mentre mi gustavo i miei macarons.

Ne ho assaggiati molti tipi - non da sola eh! Anche mio fratello si è macchiato del misfatto :P - e quindi ecco la mia classifica di buonissimi: Rose, Agapé (limone e pain d'épices), Envie (violetta e mirtillo), Infiniment Vanille, Marron & Thé Vert Matcha. Invece, quello che mi ha deluso è stato il celebre Infinement Caramel, caramello al burro salato. Chevvedevodi', niente, io le creme al burro non le reggo. Troppo stucchevoli. E se nel macaron alla rosa la crema era anch'essa a base di burro, l'aroma delicato la rendeva deliziosa. Ma con il caramello, naaah, personalmente era troppo.

...E infine LUI. C'è sempre un Lui - sapete che intendo? Intendo quello che, quando lo assaggi, ti inebria in quel certo modo, ti rende cieco e sordo per un attimo, ti lascia solo di fronte al Sapore, quello emozionale, che non ti spieghi ma che ti inchioda lì, a gus-ta-re. Credo sia ciò che ogni pasticcere debba cercare nelle sue creazioni. Sarei estremamente appagata se, nell'assaggiare un mio dolce, qualcuno dal suo sguardo lasciasse trapelare che ha avuto su di lui quell'effetto. Cioè, da quando ho avuto questa pensata cerco sempre di raggiungere quest'obiettivo, ma ovviamente non ce la faccio - ciò che sforno magari è buono, a volte delizioso, ma per avere LUI, be', ci vuole ben altro.


Insomma, uno dei miei LUI è il macaron Truffe Blanche & Noisette.
La cosa buffa è che per tutta la settimana non sapevo che fosse al tartufo. Nel sacchettino erano tutti mescolati e non riuscivo a distinguerli se non per il colore.
Poi un giorno sono andata nello spazio di Hermé a Lafayette a prendere altri macarons - ho mangiato di nuovo LUI, ho avuto di nuovo l'attimo di smarrimento e poi ho avuto l'illuminazione, sfogliando il libretto mignon sui gusti del mese che mi avevano dato. Essì: tartufo toscano e nocciole piemontesi! C'è altro da aggiungere? :)

Che dire, se è diventato il guru della pasticceria d'avanguardia francese un motivo c'è e se ne accorge anche una "pivellina" come la sottoscritta ;)
Ritengo che, assaggiando voluttuosamente i suoi macarons grassottelli, ci sia un'elevata probabilità che tra essi si nasconda anche il vostro Lui. E, be', anche solo per questo vale una visita, no?

Indirizzi

72 rue Bonaparte, Paris, 6

185 rue de Vaugirard, Paris, 15

Galeries Lafayette (piano interrato), 40 boulevard Haussmann, Paris, 9

Publicisdrugstore, 133 avenue des Champs-Elysées, Paris, 8

58 avenue Paul Doumer, Paris, 16



Ahahahahah...! In questo post volevo mettere TUTTE le pasticcerie visitate, ma che dite, vi risparmio? :D
Continuerò presto, non vi illudete ;) Bwahahah!

10 commenti:

  1. partirò per parigi tra poche settimane....post utilissimo!

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  2. Parigi é stupenda..prima o poi ci tornerò..Hermé sarà sicuramente una delle tappe!

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  3. Ma che bella incursione golosa!!! Hermè? un mito...avevo assaggiato i suoi macarons a Parigi, da allora sono un incubo...ho provato varie volte a farli, ma i risultati non mi hanno mai convinto del tutto...Aspetto altri post parigini!!!! ciao Alex

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  4. Ciao!
    Grazie per la visita al mio blog, il tuo è veramente bello, sei molto brava!!!
    Uh i Macaron...non sono mai riuscita a farli!!
    Baci

    Chiara
    chiharubatolecrostate

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  5. ahahahahhhhhahhahahah
    io pure mi sono posizionata in quella piazzetta di fronte ad ingozzarmi di macarons! quella panchina sarà intitolata a hermé prima o poi.
    comunque io tutta quest'estasi non l'ho provata, non so dirti perché (:
    dentro il "laboratorio" di hermé sembrava di essere nel Paese dei Balocchi, però... quelle tortine così ben costruite, perfette, lucide e golose! ci sarei rimasta tutta la vita!

    bacioni
    *

    p.s.: a me chiamano anche qua in Italia "signora" -.-" cioè, dico io, cioè -.-"

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  6. EEeeeeeeeee che divertentissimo post!!!
    Sai come si dice per i francesi??? Battuta tratta da Zelig: "devi vedere quando vieni in Italia che ti combino!!!!"ehehehe

    Baciiii, aspetto con ansia il prox post :-)

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  7. Ah mannaggia che bei ricordi!!! tornerei a Parigi altre mille volte. Però i macarons non mi son piaciuti sai? Non avevo capito che il guscio era morbido :P me l'aspettavo croccante!

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  8. CHE SPETTACOLO MARINAAAA!
    Mi fanno voglissima le tue foto!

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  9. al mio LUI ti ci sei molto avvicinata con la torta dei desideri che mi hai fatto per il compleanno! e ti dimentichi le mie estasi ogni volta che mangio i gingerbreads (se si scrive così...).
    insomma vuoi diventare come la juliette binoche in chocolat che indovinava subito, tranne che con johnny depp, il Preferito della gente. che bello!
    comunque che invidia... ci ritorneremo, vero?

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  10. io pure mi sono posizionata in quella piazzetta di fronte ad ingozzarmi di macarons! quella panchina sarà intitolata a hermé prima o poi.

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Davvero lieta di sapere cosa ne pensate!