domenica 13 dicembre 2009

Montblanc cupcakes, Montblanc pavlova

Come spesso accade, è partito tutto da Tuki. Che mi ha messo una voglia assssssurda dei suoi cupcakes simil-Montblanc. (Cupcake al cioccolato, semisfera di panna montata e topping di "spaghetti" di crema al burro alle castagne - da notare che di solito ho un istintivo ribrezzo e per le castagne e per le creme al burro! Ma comunque mi faceva una voglia asssssssurda!). La ricetta originale del Montblanc prevede una base di meringa, ma la variante di Tuki da subito mi è sembrata deliziosa e anche "furbetta" (a quanta gente non piace la meringa? A quanta piace il cioccolato? :)

Ma per la ricetta del cupcake, non potevo che seguire quella che Wendy così spesso cita in modo entusiastico. Be', è la prima volta che provo a fare dei cupcakes (che sono diversi dai muffins, ho scoperto!, perché si aggiungono, al burro sbattuto con lo zucchero, alternativamente ingredienti secchi e ingredienti liquidi, a più riprese. Questo consente al cupcake di non fare la testolina "montagnolosa" di un muffin, ma di averne un bella liscia e quasi piattina, ottima poi da decorare. E poi la texture rimane più fondant, più piacevole), e, come avrete potuto capire dalla lunga parentesi qui sopra, mi hanno soddisfatta parecchio. Già.

E insomma, immemore tempo fa ho chiesto a mio papà di comprarmi le castagne per fare la purea di castagne (che, te pareva, non si trova), necessaria per la crema al burro. Ho pure comprato la crema di marroni, in una deliziosa drogheria del centro (oltre alla drogheria, era deliziosa anche la crema di marroni alla vaniglia! E infatti quando ieri mi sono decisa ad usarla per i cupcakes, era praticamente finita ;).
E poi?
E poi basta! :) E' rimasto tutto a poltrire nella mia mente (l'idea del Montblanc), sopra il frigo del garage (le castagne), o sullo scaffale della colazione, spalmato inesorabilmente mattina dopo mattina sul pane (la crema di marroni alla vaniglia).

Ma ieri, davanti allo sportello aperto del frigo, mentre indulgevo sulla scelta di una mela, mi sono ritrovata di fronte le povere castagne, ormai vecchiotte, che mi fissavano.
Qualcosa è scattato e mezz'ora dopo, afferrata la ricetta (stampata circa un mese fa, proprio in attesa di un'occasione del genere) del cupcake di Wendy, ero già in cucina a preparare ciuffetti di panna montata e a lessare le castagne a fiamma viva.

Montblanc (mini)cupcakes

Cupcakes al cacao di Wendy
90 g burro morbido
120 g zucchero (la ricetta diceva quasi il doppio!!! Cioè, non vorrei aver fatto casino con le cups, perché già 120 g sono tantissimi, però si sa, gli anglosassoni hanno lo sweettooth :)
2 uova
100 g farina 00
1/2 cucchiaino lievito per dolci
1/2 cucchiaino bicarbonato
1/4 cucchiaino sale
55 g cacao amaro
100 g latte possibilmente intero
1 cucchiaino estratto di vaniglia

Scladare il forno statico a 190°.
Sbattere burro e zucchero per 3 minuti. Aggiungere le uova una alla volta, finché non sono ben amalgamate.
Setacciare gli ingredienti secchi in una ciotola, mescolare il latte con la vaniglia in un bicchiere.
Aggiungere al burro+zucchero un terzo degli ingredienti secchi e mescolare solo finché non vengano assorbiti. A questo punto, aggiungere al burro+zucchero metà del latte+vaniglia.
Aggiungere un altro terzo degli ingredienti secchi, poi l'ultima metà del latte+vaniglia, per finire con l'ultimo terzo degli ingredienti secchi (nella ricetta viene espressamente indicato di finire con gli ingredienti secchi, mi raccomando!).
Dividere l'impasto nei pirottini con un cucchiaino, riempiendo gli stampini per 2/3. Io li ho fatti mini, come Wendy. I miei stampini erano larghi 3 cm o cose del genere. Me ne sono venuti 37 (a Wendy invece 48. Perché??).
Abbassare il forno a 180° e cuocere per circa 8-10 minuti (22-25 minuti per quelli di "taglia" normale).
Togliere dal forno e far freddare completamente su una gratella.

Ciuffetti di panna montata (come Tuki insegna)
Prendere un vassoio che entri nel vostro congelatore e stenderci sopra della pellicola. Montare 250 g di panna freddissima (io ho aggiunto per sicurezza una bustina di Pannafix - non linciatemi please :(). Mettere la panna in una sac à poche con una bocchetta media liscia e formare dei cerchietti dal diametro di poco inferiore alla testolina dei vostri cupcakes. Mettere in freezer a indurire mentre preparate la

Crema alle castagne
Sì c'è un sacco di burro, ma il gusto è comunque piacevolissimo anche per noi italiani, che solitamente odiamo queste coperture. Provatela! La ricetta è tale e quale a quella che trovate qui. Non avevo la purea di marroni, quindi ho fatto come suggeriva Tuki nei commenti: ho inciso un bel po' di castagne con una croce (75 g saranno in ogni caso 4-5 castagne), le ho immerse nell'acqua e le ho bollite per un bel pezzo (nel frattempo preparavo i cupcakes). Non so, per circa 40 minuti. Poi le ho tolte dal fuoco, le ho sciacquate sotto l'acqua gelida finché non si sono freddate, le ho sbucciate per bene e le ho frullate in 2-3 riprese finché non hanno fatto una specie di pasta liscia. L'ho sbriciolata bene e poi ho seguito la ricetta.

Montaggio
Prendere dal freezer i ciuffetti di panna ormai induriti e metterne uno sopra ogni cupcake. Mettere la crema alle castagne a temperatura ambiente dentro la sac à poche con la bocchetta media a stella (non ho quella "a spaghetti" di Tuki, purtroppo) e decorare i cupcakes. Che divertente, vero?
Fatti! Conservare in frigo e lasciarli a temperatura ambiente per mezz'ora prima di mangiare.



Cos'è successo a questo punto? Be', innanzitutto mi erano avanzate un sacco di castagne già lessate. Poi, c'erano quei tre albumi in frigo ormai da troppi giorni, entro breve avrei dovuto buttarli. Mi avanzavano un sacco di ciuffetti di panna. E continuavo ad avere in testa il Montblanc originale, quello con la meringa come base.
Deciso: si fa il Montblanc!
Poi mi viene in mente Sara. In questo post ha mostrato come ha "invernalizzato" una ricetta tipicamente estiva, il cheesecake, usando i Pepperkakor come base e agrumi e spezie per aromatizzare. Non è un'idea bellissima? Infatti.

La pavlova è un dolce australiano (o neozelandese, non si capisce), inventato in onore della famosa (giusto?) ballerina Pavlova, appunto. Si tratta di una meringa morbida, ovvero croccante all'esterno e "gommosa" all'interno (cioè, non gommosa, che dà una brutta impressione; intendo, cedevole, scioglievole, morbidosa...). Viene guarnita con panna montata freschissima e sopra coperta di frutta - frutti di bosco o polpa di passion fruit, perlopiù.
L'ho fatta e mangiata la prima volta quest'estate, con sopra panna, mirtilli e lamponi, e mi ha sconvolta. Buonissima. Delicata. Iperfemminile. E lo dico io, che odio abbastanza le meringhe. Perfettamente equilibrata. Di una squisita consistenza. Eccetera, eccetera, eccetera.
Così ho pensato di usare la forma estiva ed elegante della Pavlova per presentare il gusto rotondo ed invernale del Montblanc. Un felice matrimonio tra terra francofona e regioni australi.

Vi starete chiedendo perché, tra tutta questa leggiadria ed eleganza descritte sopra, la decorazione di questo Pavlo-Montblanc sia così poco appetitosa.
Allora. Con la preparazione della prima dose della crema, per i cupcakes, avevo finito il burro.
Qualche giorno prima avevo comprato lo strutto (cercato lungamente e infine scovato alla Pam), che pare necessario per preparare i Polvorones descritti nel Libro del Cavolo di Sigrid, ma anche per le brioches col tuppo catanesi (se non mi sbaglio). E insomma ho avuto questa malaugurata pensata. Massì, usiamo lo strutto nella crema di castagne per la Pavlova.

Purtroppo, ho imparato a mie spese che lo strutto crudo emana un odore nauseabondo che proprio lasciamo stare. Me ne sono accorta quando ormai era troppo tardi, ed ho avuto serie difficoltà anche solo a maneggiare la bacinella in cui avevo fatto la crema. Mamma mia! Che sconvolgimento! Ma perché puzza così? Bleah!
Oltre a questo particolare poco piacevole dell'odore, pare che lo strutto non abbia la texture vellutata del burro. Quindi, non è stato proprio immediato realizzare la decorazione di crema "allo strutto", che continuava a spezzarsi e a fare cose strane.

Morale della favola: ho usato la decorazione solo per fare la foto e poi l'ho buttata. Le altre Pavlova le ho riempite di frutta fresca e marmellata ed erano deliziose.
Contromorale: mai usare lo strutto crudo (sembra sensato, vero? :) Perché non ci ho pensato prima?). E ora che mi passa lo shock, mi sa che ne scorreranno di acque sotto ai ponti prima che osi fare i polvorones in modo filologico, come dice Sigrid :)


Montblanc pavlova

Meringhe
120 g albumi (3) temperatura ambiente
90 g zucchero semolato
110 g zucchero a velo
1/2 cucchiaio aceto bianco

Montare gli albumi. Aggiungere, una volta che sono montati, lo zucchero semolato, continuando a montare. e poi lo zucchero a velo setacciato. Aggiungere infine l'aceto e montare ancora. Ora il composto dovrebbe essere sodo e brillante (che figata! Adoro quando gli albumi si trasformano in meringa, quando si ispessiscono e diventano lucidi e corposi, e belli candidi... Sembra una magia!).
Metterlo in una sac à poche con la bocchetta media a stella e formare su un foglio di carta forno poggiato sopra una teglia dei cerchi larghi quanto vi pare, io ne ho fatti 6, mi pare, di un 10-15 cm. Infornare a 120° in forno statico per 20 minuti. Abbassare a 100° e cuocere per altri 40 minuti. Lasciar freddare nel forno per qualche ora.

Montaggio
Staccare le meringhe dalla carta forno. Disporvi sopra i ciuffetti di panna avanzata e decorare, con la sac à poche, con una dose di crema di castagne.

giovedì 10 dicembre 2009

Cupcakes Ellenikà - yogurt greco, miele e noci


Olio al posto di burro, miele invece dello zucchero, solo un uovo, yogurt magro: che altro potreste desiderare ripetere tra voi (o ad antipatici fidanzati che insistono garbatamente sull'urgente vostra necessità di iniziare una dieta :P) all'infinito, mentre di questi cupcakes ne mangiate uno, due, tre, quat... Ops! :)



[(Che poi è proprio una botta di fortuna che io stia scrivendo questo post. Un'ora fa, ero convinta di aver perso metà delle ricette degli ultimi mesi, infilate in una busta di plastica e dimenticate. L'ultimo ricordo che avevo della busta era in Sicilia un mese fa - e, sforzandomi di ignorare il brividino d'ansia che mi percorreva la schiena, stavo cercando di convincermi di averla lasciata lì - stavo già ricostruendo nella mia mente il momento in cui, davanti al computer di mia zia, avevo poggiato la busta sulla scrivania, avevo imbracciato lo zaino ed ero salita in macchina per l'aeroporto. Ero praticamente convinta di averlo fatto, quando, l'illuminazione: il garage! Da un anno a questa parte, gli articoli di pasticceria hanno colonizzato, pian piano, 3 scaffali della dispensa. Anch'io ne sono spaventata: lì dentro c'è di tutto, articoli tipo stelline rosa di zucchero per decorare cupcakes, o tavolette di cioccolata di Modica al sale così deliziose che non ho il coraggio di finirle, o ancora scatolette vuote di mascarpone che, sisammài, potrebbero servirmi una mattina di queste per trasportare i biscotti all'università. Per non parlare ovviamente di stampi stampini coloranti aromi spatole fruste. Insomma, dentro quella dispensa do libero sfogo alla mia innata dote di equilibrista e giocatrice di tetris (be', un attimo, non ho mai giocato a tetris, ma vabbe' :P), incastrando le cose tra loro con angolazioni impossibili, poggiandole solo per uno spigolo, abbandonando il resto dell'oggetto contro il fianco di quello vicino.

Sì, come già detto, il mio disordine cronico mi spaventa alquanto. E, più che spaventare, fa imbufalire mia madre, che getta senza tanti riguardi anche farina e zucchero di tutti i tipi nei "miei scaffali", che ora stanno traboccando pericolosamente. Oddio. Non voglio pensarci.

Insomma, tra questi scaffali c'è anche quello dedicato, tra le altre innumerevoli cose, anche ai libri di cucina, accatastati orizzontalmente, verticalmente, quadridimensionalmente, dando adito ad ogni più ardita fantasia spaziale atta a contenere degli oggetti parallelepipeidali.

Esattamente dietro i libri, mortificata contro la parete, eccola lì, la mia busta. L'ho abbracciata e le ho promesso che non ci saremmo separate mai più. Ed eccoci qui.)]




Miele-noci-yogurt. In seconda media mi nutrivo praticamente solo di questo - in quantità industriali. Vendevano questa confezione di yogurt greco con sopra miele e noci, della serie "Versa, mescola e mangia, non ti sforzare di più" in un grosso ipermercato nei pressi di casa. Vedendolo, mio papà la prima volta fece un sorriso nostalgico e ricordò che nella loro prima vacanza assieme lui e mia mamma avevano scoperto questa delizia nelle isole greche - e a due ragazzi siciliani sotto i 30 anni un connubio del genere, negli anni '70, suonava ben più che esotico. Da allora, sogno di andare in un'assolata isola greca con le cicale che mi fanno scoppiare le orecchie, l'odore di erba secca a riempirmi il naso (sì, vero, immagino le isolette greche come la profonda Sicilia orientale), e uno yogurt casereccio con miele casereccio e noci caserecce a sublimarmi il resto dei sensi.



Nell'attesa, mi accontento di imbrigliare questi profumi mediterranei nell'anglosassone forma di un cupcake.

Che virtualmente do a Konstantina - ti ho pensata facendoli! - perché adoro il suo blog e le sue foto e il suo modo di introdurre le ricette e quel(la?) cheesecake del mese scorso (chi l'avrebbe detto che i Greci avessero inventato anche questa?? ;D). A proposito, Konstantina, una domanda: che tipo di miele si usa tipicamente in Grecia per i dolci? Io sono andata come mio solito di miele d'arancio, ma solo perché l'adoro. :) Forse ci vedevo di più un miele liquido. Acacia?

Ora, ricetta!

Con questi partecipo alla raccolta di Pandipanna.


Cupcake

215 g farina autolievitante

1 cucchiaino lievito

1 cucchiaino bicarbonato

1 pizzico sale

1 tuorlo + 1 albume

200 ml yogurt greco magro + 30 ml latte

100 g miele d'arancio

50 g olio di semi

50 g noci spezzettate grossolanamente



"Decorazione"

un po' di yogurt greco magro

un po' di miele d'arancio

30 g mezze noci



Sbattere con la frusta a mano il miele con l'olio (che profumo, eh?). Aggiungere lo yogurt, precedentemente sbattuto col latte. Aggiungere il tuorlo. Aggiungere gli ingredienti secchi e mescolare velocemente, solo finché non vengono assorbiti. Aggiungere infine l'albume montato a neve e le noci tagliate grossolanamente.

Versare l'impasto nei pirottini di carta (poggiati nella teglia per muffin) per poco più di 2/3 e infornare a 220° per 15-20 minuti (per essere più precisa - dato che stranamente questo foglietto con la ricetta è puntiglioso, anzi, quasi maniacale, approfittiamone: mi sono venuti in tutto 15 muffins. 12 di essi sono stati cotti in stampini di 6,5 cm di diametro, e hanno cucinato per 15 minuti. Gli altri 3 si trovavano in formine di alluminio - quelle tonde piccole della Cuki - di 8,5 cm di diametro, e sono stati in forno per 23 minuti. 23. Perché ho scritto "23"? Di solito avrei arrotondato a 25. Che strano attacco di scrupolosità! XD)

Sfornare e far freddare, mentre si prepara la crema del topping, semplicemente sbattendo assieme miele e yogurt. Mi sa che ho allungato anche qui lo yogurt con un goccio di latte, ma per pura pigrizia, non è necessario. Anzi, se non lo si fa la consistenza è migliore!

Completare ciascun cupcake con mezza noce e buonanotte.



A onor del vero, ero alquanto orgogliosa di questa semplice ma carina decorazione dei cupcakes. Tempo dopo averli fatti e magnati, mi ritrovo a sfogliare il - bellissimo - libro sui cupcakes che mia madre mi ha portato lo scorso Natale dall'Australia, e indovinate un po'? Avevo inconsciamente scopiazzato la decorazione da un cupcake visto lì dentro. :)



C'è bisogno di dire che questi dolcetti, grazie al miele e allo yogurt, sono di una sofficiosità senza precedenti? E di un profumoso unico? No di certo! E allora go and bake, and enjoy them ;)

domenica 6 dicembre 2009

Sablés cioccolato, pistacchi e pepe

Inutile star di nuovo qui a scusarmi eccetera eccetera: ebbene sì, sono pigra. Immmmmmmmmmmmmensamente pigra. E incapace di organizzarmi. E' per questo che quando, distrutta, torno a casa alle 8 di sera dopo una giornata di lezioni all'università e a scuola guida, preferisco buttarmi molto semplicemente su Facebook (il che sta diventando un serio problema.......... Sto tentando di disintossicarmi, è già da due giorni e mezzo che non ci entro! :) Che brava) o a vagabondare sul web in cerca delle cose più assurde che possiate immaginare (l'ultima era un'organizzazione - virtuale, ovviamente - di un mese in California low cost, oppure guardare quanto costano gli aerei per Hong Kong, oppure se a Salisburgo i parcheggi sono gratis o a pagamento - ehm, sì, ho una leggera voglia di andarmene in giro per il mondo... :P lontana da stupidi quiz sul sorpasso a destra e da listening reports!) piuttosto che impagnarmi a cucinare, a togliere dalle grinfie dei miei il cucinato, ad aspettare il sabato mattina per le foto, a postare, a commentare i vostri bellissimi blog...
Il problema è che io AMO fare queste cose. Molto più che fare test idioti su Facebook o controllare qual è il modo più conveniente questa settimana per raggiungere Budapest. Be', sarebbe inquietante il contrario :)
QUINDI devo impegnarmi a fare ciò che amo, quando ho tempo, e non ciò che quel poco tempo me lo fa solo perdere. Ecco. E quindi, biscottini al pepe.

Tanto per iniziare, da piccola leggere Pippi Calzelunghe era tra le cose più belle che potessi immaginare di fare. E infatti lo facevo spesso. E quando lo finivo, lo ricominciavo. Diciamo che l'ho imparato piuttosto a memoria. E visto che la golosità divorante che mi caratterizza non mi ha colpita all'improvviso a 18 anni e mezzo (età in cui ho cominciato a dolciare ufficialmente - si intende, rinunciando con serenità a biscotti light senza grassi e a torte insensatamente senza zucchero :) ), ma mi ha accompagnata dalla più tenera infanzia, la parte che preferivo del libro era quando Pippi preparava i biscotti al pepe a forma di cuore.
Col senno di poi, credo che questi biscotti altro non siano che l'italianizzazione dei Pepperkakor, in svedese Pepparnotter, tipici biscotti natalizi con cannella, zenzero, chiodi di garofano eccetera
(questa è una ricetta che mi pare affidabile). Come potete tristemente notare, il pepe non si trova nemmeno di sfuggita in questi biscotti. Temo che per "pepper" (o "peppar") si intenda qualcosa come "speziato"o simili (non mi intendo di lingue germaniche - cioè, a malapena dell'inglese. Anche se non mi dispiacerebbe studiare il tedesco.).
Però, nella mia immaginazione, quei biscotti al pepe erano qualcosa di mitico. Me li sentivo scrocchiare in bocca, con i cristalli dello zucchero di canna che si trituravano sotto ai denti assieme ai granellini di pepe. Questo ad 8-10 anni. Già era alquanto interessata ai miscugli strani di dolce e salato-speziato :)
Secondo input. Qualche tempo fa ho comprato questo fantastico libro sui cakes, di cui ho già parlato e già cucinato. Tra i cakes dolci, spicca per originalità quello con fragole, pistacchi e pepe. Questa Ilona Chovancova vorrei proprio trovarla, inchinarmici davanti e chiederle di farmi
diventare la schiavetta del suo laboratorio di bakery.
Terzo. La proprietà transitiva gastronomica FUNZIONA. Questo è un dogma contro cui è inutile combattere. I pistacchi stanno bene col pepe + i pistacchi stanno bene col cioccolato = il pepe sta bene col cioccolato (con l'ulteriore motivazione che il cioccolato sta bene col peperoncino).
Quarto ed ultimo. Il miscuglio frutta secca, cioccolato e spezie fa proprio Natale. No? E per mettermi nell'ottica natalizia, niente di meglio che "inventarsi" un abbinamento pseudo-natalizio, magari con una forma classicamente natalizia, prima di passare ai grandi classici (da circa un anno Elena, malata di cannella, chiama Gingerbreads - comincio a pentirmi di averli fatti a capodanno dell'anno scorso. Da allora, senza escludere l'estate - anzi, SOPRATTUTTO in estate - la richiesta di gingerbreads arriva puntuale almeno un paio di volte la settimana).

Per circa 20 biscottini
1 uovo
40 g zucchero semolato
40 g zucchero canna
100 g farina 00
40 g cacao amaro
40 g farina pistacchi
55 g burro
40 g gocce cioccolato
30 g pistacchi a pezzetti
pepe nero

Mescolare con una frusta l'uovo e i due tipi di zucchero.
Aggiungere la farina setacciata col cacao e la farina di pistacchi.
Tagliare il burro freddo a pezzettini e amalgamarlo velocemente con le dita all'impasto.
Unire le gocce di cioccolato e i pistacchi a pezzi.
Far riposare la pasta per un paio d'ore in frigo a 4° C. Stendere col mattarello la pasta all'altezza di 1 cm. Ritagliare i biscotti con una formina di 4,5-5 cm di diametro - ah, un paio li ho tagliati con la mia fantastica formina per gingerbreads acquistata da Peroni a Roma! :D Adooooooro questa formina. Mettere i biscotti tondi nelle formine della teglia per muffins (ma forse non era necessario). Spolverare ciascun biscotto con un velo di pepe nero appena macinato. Infornare in forno ventilato a 170° C per 10-12 minuti. Far raffreddare su una gratella e rimettere a 180° per 8 minuti. Impostare il forno a griglia ventilata per 5 minuti, se come a me vi piacciono i biscotti ultra croccanti.
Conservare in scatole di latta. Dopo 2-3 giorni sono ancora buonissimi!

giovedì 19 novembre 2009

Cavoli a merenda - o meglio, all'aperitivo.









Non sarà sfuggito ai più scaltri di voi - come a Sabrine d'Aubergine... Grazie! :) - che ultimamente nel web mi si vede molto poco, tra lezioni, scuola guida, weekend "scapicollanti".
Non ho davvero il tempo di mettermi a leggere con calma i blog che adoro e che ho sempre seguito - e me ne dispiace molto.

E' quindi stato un caso raro che ieri sera mi sia messa al computer e abbia cercato notizie di una ventilata presentazione del Libro del Cavolo a Padova, la mia città (quasi... campagna, campagna, campagna, poi Padova. Ecco). Leggo: 19 novembre, aperitivo in via San Fermo a Padova. Fusa come sono in questi giorni, per una decina di minuti sono rimasta persuasissima che il 19 fosse ieri, e che mi fossi quindi persa la tappa patavina di Sigrid, con conseguente immobilità di fronte allo schermo e sguardo da triglia.
Fortunatamente, dopo pochi istanti il black out nel mio cervello si è interrotto et illo (il cervello) mi ha rassicurata che il 19 era ancora là da venire.

Quindi alle 5 e mezza, con galante fidanzato al seguito (che mi ha accompagnata ad un evento di cui gli interessava gran poco e che ha scattato le foto che vedete - Azzzie! :), mi sono presentata al Venexino, e tanto per cominciare, aspettando che fosse possibile acquistare il libro, Mattia ed io ci siamo sbafati quella che abbiamo stimato istantaneamente essere la cioccolata calda con panna migliore di Padova. Un ottimo modo per iniziare direi! :) Tra l'altro, il locale l'ho scoperto solo oggi, ma è molto bello ed accogliente e vale una visita, semmai passiate per di qua!

E insomma le 6 giunsero alfine! Dopo aver capito per caso che la signora di fianco a me era Alex di Ombranelportico (non avevo idea fosse di Padova!! :), mi sono messa in fila con il mio libro nuovo di zecca sottobraccio (a quel punto la saletta dell'incontro - tra l'altro piena di assaggini di vario genere che sono purtroppo riuscita solo a spiluccare :) - ospitava qualche decina di persone in più dell'umanamente accettabile :P). Ero alquanto emozionata, devo dire. :) Per me era la prima occasione in cui la mia vita del web veniva a coincidere, seppur per poco, con quella reale.

E quando sono arrivata da Sigrid... Puff! L'imbarazzo è sparito. Come mi aspettavo, è davvero una persona simpatica, che mette a proprio agio. Nella mia presentazione ho infilato l'iniziativa degli auguri cavolettosi di Sara, a cui ho partecipato con il cake cavoletti, pancetta, nocciola e curcuma. Sigrid si è illuminata... Era genuinamente contenta dei nostri auguri (brava Sara!!!)! Son soddisfazioni :)
Sono seguiti un paio di minuti di chiacchiere - eh sì l'unica cosa brutta è stata la fretta e la ressa, quel posto era PIENO di gente! Impossibile restarsene lì a chiacchierare tranquillamente... - sul libro di Ilona Chovancova sui cakes che ho usato come spunto per il cake ai cavoletti, e che lei ha tradotto (pazzesche certe casualità... Io non ne avevo idea prima :)

Eeeecco. Una volta a casa, mi sono distesa sul divano con un bell'"Aaahhhhhh", ho escluso mentalmente televisione, genitori, zii, fratello e chiacchiere e mi sono sfogliata con somma soddisfazione questo libro del cavolo... E lo dico sinceramente: ho DOVUTO leggere tutte le intro ai capitoli e le "ambientazioni" delle ricette, fino alla fine :)

Scritto molto bene, sul serio, ma soprattutto non riuscivo a staccarmene per l'aria di passione e di "realtà" che si respira tra le pagine. A parte le foto stupende... Mah, non so, si capisce proprio che è un libro voluto, pensato in ogni dettaglio, e nonostante tutto fresco, piacevole, anche da leggere. Sarà che è raro trovare un libro di cucina, per quanto buono, che spieghi come l'autrice durante l'Erasmus a Palermo si sia innamorata della pasta alla Norma... :)

martedì 10 novembre 2009

Scusate il ritardo


Cavolo, stupido tempo che non c'è mai.
Tanto per cambiare, devo scappare.
Giusto il tempo di pubblicare la foto e di rinnovare la mia solidarietà a tutte le vittime di plagi e ad Adriano.
Qui sono stata più esauriente.
Qui la ricetta.
Questa torta è deliziosa, provatela!

Ps. La ricetta della pasta frolla è di Tania. Perfetta!

sabato 31 ottobre 2009

E per Halloween, Muffins al Sangue!





La notte delle streghe............. Anche qui ci attrezziamo per accogliere spiriti e spiritelli, tutti indicativamente al di sotto dei 12 anni, quando busseranno alla nostra porta, al tramonto del sole! (........uuuuuhh!!)

Ho deciso di deliziarli con sapori decisi: zucca, castagne e sangue sono un abbinamento tipicamente autunnale e semplicemente perfetto; provare per credere.

Poi, niente burro, non molto zucchero e pochissime uova per un occhio anche alla linea. Ché anche gli spiritelli ci devono pur pensare.


Questi partecipano alla raccolta di Pandipanna.






Muffins con zucca, farina di castagne, nocciole e cuore di sangue





Pasta


600 g purea di zucca


600 g farina 00 autolievitante


90 g farina di castagne


2 uova


150 ml olio di girasole


75 ml latte scremato


2 cucchiai sciroppo d'acero


130 g zucchero di canna


2 cucchiaini estratto naturale di vaniglia


1 cucchiaino di sale


70 g nocciole





Cuore di sangue


200 g philadelphia


2-3 cucchiai yogurt greco (o yogurt intero naturale, o 1,5 cucchiai latte)


colorante rosso in gel SERIO q.b. (io uso il Decora. Perfetto!)


colorante nero in gel SERIO q.b.





Decorazione




colorante rosso in gel SERIO q.b. (...se non è un colorante SERIO, il risultato non sarà: nero/rosso; bensì: timido rosa/timido grigio. Esperienza personale! Il Decora l'ho comprato a Roma, da Partyworld. Lì ho trovato anche IL GLUCOSIO, che per me era diventato una chimera!!)


colorante nero in gel SERIO q.b.







Tagliare in 6-8 fette una zucca grande (quelle "da Halloween", per intenderci!), metterle sulla teglia coperta con carta forno, con la polpa rivolta verso l'altro, e infornare in forno caldo a 180° per 40 minuti.


Staccare la buccia e pesare 600 g di polpa; usare quella che avanza per un piatto salato (come ho già detto, con carote e zenzero è perfetta, sia nel dolce che nel salato!). Frullare i 600 g di polpa finché non diventa omogenea.


Sbattere in una ciotola grande le uova con l'olio, il latte, la vaniglia, lo sciroppo d'acero e lo zucchero di canna. Aggiungervi la polpa di zucca e amalgamare bene. Tagliare grossolanamente le nocciole e aggiungerle al composto.


In una ciotola ancora più grande, setacciare la farina autolievitante, la farina di castagne e il sale.


In un piatto, sbattere bene il philadelphia con lo yogurt. Colorare con i coloranti finché non diventa rosso sangue.


Versare gli ingredienti liquidi sulle farina e amalgamare velocemente con un cucchiaio di legno o una spatola, SOLO finché la farina non risulti assorbita.


Versare il composto, aiutandosi con un cucchiaio, per 1/3 dell'altezza di 18 pirottini medi (io uso le vaschette della Cuki), poi mettere un cucchiaino abbondante di formaggio, e coprire quest'ultimo con un altro po' di pasta (senza superare i 2/3 - o poco più - di altezza degli stampini.


Infornare in forno statico a 220°, sullo "scaffale" più basso (altrimenti scuriscono troppo), per 18-20 minuti. Per vedere se sono cotti infilare uno stecchino e assicurarsi che esca pulito; oppure, premere con l'indice sulla cupoletta del muffin: se, quando si toglie il dito, la cupoletta torna su, il muffin è pronto.





La decorazione: io uso sempre la Pasta di zucchero. Con quelle dosi viene fuori una quantità allucinante di pasta; io ne uso quanta me ne serve, avvolgo il resto in pellicola, lo infilo in una scatola di latta e poi in credenza. Si conserva per mesi. Ovviamente dopo pochi minuti di inattività si indurisce, ma basta scaldarla in microonde a potenza bassa per 10 secondi spaccati e torna perfettamente malleabile.


Ho fatto teschi, ossa e ragni (aggiungendo colorante nero), ritagliando con un coltello le figurine dalla pasta stesa (a mo' di pasta frolla), oppure modellando la pasta tra le dita, tipo pongo (per il ragno).


Ho applicato le figurine sopra ogni muffin e le ho attaccate con un po' d'acqua sul retro; poi, mi sono sporcata l'indice di colorante rosso e ho "insanguinato" sia le figurine che la superficie dei muffins.


Mi piace un sacco l'effetto sanguinolento, vedremo che facce faranno i fantasmini stasera! :)

martedì 27 ottobre 2009

Indignazione urgente


Ho postato solo l'altroieri, ma eccomi di nuovo qui. Non per una ricetta o un premio o non so che altro, ma per indignazione.
Non credo di essere mai stata vittima di plagio (ma chi può saperlo). Ma sono una foodblogger, e queste cose mi fanno ribollire il sangue.
A voi tutta la mia solidarietà.

Adriano denuncia un plagio gravissimo da lui subito; Lydia ricorda la ricetta che le è stata rubata; Artemisia Comina racconta della sua Madama Alticcia; anche Ivana dice la sua; Ornella, Paoletta e Laura esprimono la loro solidarietà.

Qui il famoso post di Stelladisale contro il plagio, con le segnalazioni dei siti "dalla mano lunga".

Ecco un'iniziativa a cui partecipare: fare tutti assieme e postare lo stesso giorno (l'8 novembre) la torta di Adriano, rivendicandone la paternità. Partecipiamo tutti!

Se qualcuno che passa se ne intende, vorrei chiedere come si può fare per tutelarci, almeno un po', da questo "copia-incolla" sconsiderato... Come funziona il copiright, eccetera eccetera eccetera.

Questo pensiero l'ho scritto su Facebook poco fa:

"BASTA con queste vigliaccate!!!!! Il plagio è sempre un reato, e poi è una questione morale... Come è vergognoso appropriarsi di una frase altrui, di un suo libro, di una sua canzone, così lo è farlo con le ricette... E invece quanto si guadagnerebbe in credibilità a CITARE l'autore di quelle frase, di quel libro, di quella canzone? E che bella figura si fa, a replicare la ricetta di qualcun altro, rendendo chiaro chi l'ha creata...
L'autore ci è grato perché gli facciamo pubblicità, i lettori del blog dell'autore visiteranno anche il nostro blog e apprezzeranno la nostra onestà, e così, in questa rete di gentilezze e di scambio reciproco, si crea una comunità... Rubando, si genera solo imbarazzo e indignazione. Da parte di tutti."

domenica 25 ottobre 2009

Un post... del cavolo!


Ok allora. Torno da una giornata alla Biennale e da conseguenti 7 ore id camminata quasi continua (hahahaa no, non sto esagerando! :P)
Ovviamente, a malapena capisco quello che scrivo, mi si chiudono gli occhi ecc. ecc.

Però! C'è un però. Domani, cioè, vabbe', tra un'ora e mezza, comincerà ad essere disponibile sul web Il libro del cavolo. Sìsì, proprio di quella cavoletta.
Ci sembra giusto festeggiarla, questa cavoletta. Il motivo? Ve lo espongo immantinente (parlo così quando sono stanca!). Sfido chiunque tra voi, foodblogger che leggete, a non trovare nel vostro blog almeno una ricetta "rubata", ispirata, suggerita, assaggiata dal Cavoletto di Bruxelles. Ma vi sfido proprio. Perché Sigrid è un'isitituzione. Perché il suo è praticamente il primo blog su cui si "inciampa", quando si comincia a girellare per il web in cerca di ricette. Perché non so nemmeno quanti bellissimi blog siano nati grazie all'ispirazione di quel simpatico loghetto verde. Perché quando ci si mette a sfogliare (virtualmente, almeno per la prossima ora e mezza - uhps, ormai dovrei dire: ora e 20) le sue ricette, possono passare 2 ore in un soffio. Perché riesce sempre ad essere così semplice e simpatica, in ogni intro alle sue ricette, che mette voglia di provare a fare e a mangiare qualunque cosa di cui stia parlando - cioè, io non sopporto i cavoletti di bruxelles, eppure eccomi qua, con tanto di cake salato ai cavoletti di bruxelles.

Sì, ecco: festeggiamo il Cavoletto di Bruxelles perché riesce, attraverso le sue pagine, a far trasparire l'immenso amore per il cibo che ci unisce tutti. Perché le foto di Sigrid fanno paura. E perché queste due cose assieme mandano in visibilio un foodblogger.
E insomma grazie, Sigrid. E in bocca al lupo da tutti noi! (E, c'è bisogno di aggiungerlo?, non vedo l'ora di averlo, questo libro del cavolo!!!! :) )

L'idea di fare i nostri complimenti a Sigrid "mettendo le mani in pasta" è della vulcanica Sara; probabilmente chi partecipa posterà domattina - io no perché sarò a lezioneeee! Shiii :) - quindi non saprei segnalarvi i blog e le ricette che aderiscono a questa, chiamiamola "Iniziativa", anche se è una parola grossa - insomma, a questo "In bocca al lupo, Sigrid!", ma non appena ne becco un po' metterò qui i link, nel caso vi interessassero un po' di ricette cavolettose!


La ricetta di base del cake viene da questo libro meraviglioso. (Compratelo, vi giuro che le due notti successive all'acquisto lo sfogliavo a letto a mo' di romanzo, sospirando e con un sorriso da un orecchio all'altro! :D) Io ho aggiunto cavoletti, pancetta, nocciole (intere + a farina) e curcuma, ma ci si può mettere sostanzialmente ciò che si vuole (be', magari con un po' di giudizio, certo - la scorsa settimana ho miseramente fallito tentando di mettere in questa ricetta di base: farina di mais, zucchine, tonno, sesamo, semi di papavero, gamberetti e anche qualcos'altro - ora non ricordo bene, certe cose è meglio dimenticarle :P), come ripete a più riprese la Ilona Chovancova.

Cake salato con cavoletti di Bruxelles, nocciole, pancetta e curcuma
130 g farina 0
50 g farina nocciole
3 uova
100 ml latte
100 ml olio (io ho messo quello d'oliva)
100 g provola affumicata grattugiata
1 bustina cremor tartaro + 1 cucchiaino bicarbonato / 1 bustina di lievito
sale
1 cucchiaino curcuma
60 g cavoletti
35 g nocciole intere
50 g pancetta tagliata a pezzetti

Sbattere le uova con l'olio, aggiungere il latte e il formaggio. Incorporare la farina con il sale, la curcuma, la farina di nocciole e il lievito solo finché non venga assorbita. Mescolare i cavoletti (precedentemente tagliati in 4 e fatti scottare in padella per qualche minuto), le nocciole intere e la pancetta; versare in uno stampo da cake di misura classica, imburrato e infarinato, e infornare a 180° per 50 minuti circa (con prova stecchino: se, infilandolo al centro del cake, ne esce asciutto, allora è pronto). Ilona consiglia di lasciar freddare completamente prima di sformare.

Delicioussssss!

venerdì 16 ottobre 2009

Yes, I baked!


Aderisco anch'io al World Bread Day, di cui avevo avuto notizia su Facebook un mesetto fa, e che fortunatamente il post di Sara mi ha ricordato.
Ho un sonno nemmeno lontanamente immaginabile (a ciò si collega la mia assenza dalla blogosfera di questo periodo, e le mancate visite ai vostri blog: scusatemi! Le lezioni sono cominciate e quando torno a casa alle 7 sono generalmente distrutta...
Poi non so perché ma, contrariamente al mio solito, faccio fatica a dormire. Cercherò di prendere il ritmo il più velocemente possibile!), quindi perdonate se non mi perdo in ciance: non vedo l'ora di farmi un paio d'ore di sonno.


Focaccia mediterranea rustica: ricotta, pomodori secchi e nocciole, con rosmarino e noce moscata


La pasta
60 ml olio e.v. di oliva
260 ml acqua tiepida
3 cucchiai ricotta di bufala fresca
1 cucchiaio sale fino
410 g farina integrale
60 g farina di nocciole
25 g lievito di birra fresco
6-7 fette di pomodoro secco tagliato a pezzetti

La "farcitura"
2 rametti rosmarino
2 cucchiai basilico secco (o fresco)
2 cucchiai erbe di Provenza
1 cucchiaino noce moscata
1 cucchiaio sale grosso
1 cucchiaino pepe nero
4 cucchiai olio di oliva
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida.
Mettere nel cestello della macchina del pane i 40 ml di olio, poi l'acqua, la ricotta, la farina integrale, quella di nocciole; poi i pezzi di pomodoro, il sale fino, le erbe di Provenza, il basilico, la noce moscata e 1 rametto di rosmarino tagliato a pezzetti.
Lasciare impastare per 30 minuti; la pasta deve essere morbida ed elastica, ma non appiccicosa.
Far lievitare nella macchina del pane (o nel forno a 50°, dentro ad una ciotola coperta con un panno) per 60 minuti. Deve raddoppiare di volume.
Stendere la pasta nella teglia fino all'altezza di circa mezzo centimetro; distribuirvi sopra il secondo rametto di rosmarino, lasciando le foglie intere, il pepe nero e il sale grosso.
Fare delle cunette della pasta con la pressione del pollice; irrorare la superficie con i 4 cucchiai di olio d'oliva.
Far lievitare in forno a 50° per altri 30 minuti; portare il forno a 220°, lasciandovi la focaccia dentro, e cuocere per 5-7 minuti.



Mediterranean focaccia: ricotta, dried tomatoes and hazelnut, with nutmeg & rosemary


The dough
60 ml olive oil
260 g lukewarm water
3 tablespoons fresh buffalo ricotta
410 g whole flour
60 g hazelnut flour
25 g fresh yeast
6-7 pieces of dried tomatoes, cut

"Stuffing"
2 rosemary sprig
2 tablespoon dried basil
2 tablespoon Provence herbs
1 teaspoon nutmeg
1 tablespoon salt in large pieces
1 teaspoon black pepper
4 tablespoon olive oil

Dissolve the yeast in the lukewarm water.
Add in the breadmaker the 40 ml of oil, then water, ricotta, flour, hazelnut flour; then tomato, salt, Provence herbs, basil, nutmeg and 1 sprig of rosemary, chopped.
Select the "Only knead" program, then press "Start".
Let the machine knead for 30 minuntes; the dough has to be elastic and soft, not sticky.
Let rise in the breadmaker (or in the oven, at 50°) for 60 minutes; it has to double in volume.
Spread the dough at 0,5 cm of height. Put on the second sprig of rosemary (let the leaves entire), black pepper and salt in large pieces.
Press the dough with your thumb in order to create some dimples on the surface.
Spill the olive oil on the focaccia.
Let rise in the oven at 50° for 30 minutes, then make the temperature arise up to 220° (let the focaccia in the oven, in the meanwhile temperature arises). Cook for 5-7 minutes.

I'm sorry for possible errors :P

lunedì 12 ottobre 2009

E finalmente: Clara's Scones!


Eccole qua, le prime delizie che abbiamo sfornato io e Clara, amica australiana di mia mamma, nel periodo in cui è stata ospite da noi.
Era la prima volta che li mangiavo e mi sono piaciuti molto; caldi, però. Una volta raffreddati si sono induriti... Il problema è che ho lavorato troppo la pasta. Come per i muffins, bisogna lasciarla grumosa. Poi, Clara mi ha suggerito che forse abbiamo messo poca panna (che ammorbidisce): vi do le dosi "aggiustate".
Si gustano con panna e marmellata (come marmellate io ho usato quella di mele e la composta di mirtilli avanzate dalla pie), o con burro e marmellata, o con panna e frutti rossi freschi, o come vi pare! ;)
Su Facebook, Laura mi ha parlato di una certa clotted cream (a quanto ho capito, una panna densissima) che lei si fa mandare dall'Inghilterra per poterla spalmare sugli scones, come si fa nei paesi anglosassoni. Quando si dice che una è foodblogger!... XD Adesso ho anch'io una voglia pazzesca di assaggiarla... Ma (per il momento?) mi sono limitata a umile panna semimontata.

Ah, la ricetta è genuinamente Clara's: mi diceva, assolutamente ad occhio, quanta farina aggiungere, mi intimava lo "stop!" mentre versavo il latte, e via così. Pesare in modo foodblogamente preciso tutti gli ingredienti è poi stata mia cura :)
Clara è veramente bravissima a cucinare, e se mi sta leggendo la ringrazio tantissimo per tutto quello che mi ha insegnato!


385 g farina 00 autolievitante
75 g burro
60 g zucchero semolato
1 uovo
60 g latte
4 cucchiai panna
2 cucchiaini estratto naturale di vaniglia
1 pizzico di sale

Ammorbidire il burro a crema. Unirlo in una ciotola con dentro la farina e il sale e mescolare con le mani, velocemente, finché non si formano dei "bricioloni".
Sbattere assieme l'uovo e lo zucchero, unirvi il latte, la panna e l'estratto di vaniglia.
Versare gli ingredienti liquidi nella ciotola della farina "imburrata" e mescolare molto velocemente e grossolanamente, solo finché la farina non assorbe il liquido. Il composto deve assolutamente restare grumoso, non diventare liscio, mi raccomando!
Il più velocemente possibile, stendere con le mani l'impasto a 2 dita di altezza, e tagliarlo con un coppapasta dal diametro di ca. 6-6.5 cm.
Disporli sulla teglia per biscotti (trucchetto: tutti attaccati, stile "Torta di rose", per dire; gonfiano meglio-ma non in una teglia rotonda per torte, non ce n'è bisogno).
Spennellarli con un po' d'uovo sbattuto con la panna (semplicemente, uso i rimasugli della ciotola dove c'erano gli ingredienti liquidi).
Un altro trucco: far scaldare il forno tantissimo, fino a 200-220 gradi. Infilarli in forno (lo shock termico, dice Clara, li fa alzare di più) e dopo due minuti abbassare la temperatura a 180° e cuocere per altri circa 12 minuti.
Infilare uno stecchino al centro di uno scone per accertarsi che l'interno sia asciutto...
E mangiare caldissimi spalmati, pannati, imburrati e fruttati come preferite!!
(Un altro trucco! Nel caso avanzasero, non lasciare freddare all'aria: avvolgere in un panno e infilare in un portapane o simili. Così manterranno la morbidezza.)

Clara, grazie ancora!! :))) Speriamo tutti di rivederti presto, magari in Australia, perché no :P

sabato 10 ottobre 2009

Post composito: una pie e l'Honest Scrap Award

Allora! Oggi ho tante tante cose da dire.
Prima coa: l'Honest Scrap Award!! Me l'ha passato Pata Pata... Grazie mille, che bello! Mo' lo faccio.
(Ah, ne approfitto per fare pubbliche scuse: ho ricevuto, gli scorsi mesi, alcuni premi che non ho postato... Mi dispiace, un po' mi è passato di mente, un po' ora non so dove ripescarli, un po' il computer dove avevo fatto la lista dei premi con le immaginette e tutto è a riparare da tipo due mesi, chissà se mai lo rivedrò! Mah! Comunque vi ringrazio veramente tanto per aver pensato a me, e vi prego di non offendervi se non li posto: mi fanno comunque moltisssssssssssssimo piacere; non per il riconoscimento in sé, ma per il loro simboleggiare l'amicizia tra blogger e la nostra comunwe passione: cucinare... e magnare! :DD)


Ebbene, andiamo a scoprire queste 10 COSE CHE NON SAPETE DI ME!

1. Da piccola avevo paura di Fantozzi.
Sì sì, Fantozzi, quel personaggio di Paolo Villaggio assolutamente innocuo e bonaccione.
Quando in tv facevano un suo film, ricordo che strillavo e mi nascondevo sotto il tavolo. Se possibile, scappavo dalla stanza.
Quello che mi inquietava maggiormente era aspettare il momento, e sapevo che sarebbe arrivato, in cui avrebbe fatto quella smorfia, sbarrando gli occhi e tirando fuori la lingua. Sotto, un'immagine esplicativa.

2. Fare la spesa è la mia croce e delizia.
Non importa se debba comprare 250 ml di panna al volo per fare un dolcetto, o se sia lì in macchina con i miei per dargli una mano con la spesa settimanale.
Se ho in mano una lista e nell'altra un carrello, divento micidiale.
Ecco una scena-tipo di come si svolge la mia incursione nel supermercato: girovagando felice tra le corsie (perché io sono FELICE quando sono nel supermercato) vedo tonnellate di cose che mi appaiono estremamente desiderabili, anzi!, necessarie al mio benessere e al mio equilibrio mentale; ad esempio crocchette alla farina di farro andiniana con pezzetti di formaggio di capra delle Andorre e olive peruviane, o tè nero cinese alla fragola, rabarbaro e frutti di bosco, con una nota di arancio, o crema di gorgonzola al granchio con accenno di pistacchio. Cose così, insomma. Generi di prima sopravvivenza.
Quando l'euforia consumistica si placa, mi metto in fila per la cassa. Se sono sola e devo tornare a casa in motorino, vado sempre alla cassa veloce, perché obiettivamente prendo meno di 10 prodotti (di più non mi sta sotto la sella!).
Sono felice e fiera di me, per essere riuscita ancora una volta a contenermi e a portare lì solo un terzo della roba che avrei voluto comprare.
Autocompiacente, mi guardo attorno, e vedo nella cassa vicina alla mia una signora con un carrello stracolmo di roba. La guardo con un sorriso di compassione. Chissà quanto dovrà pagare.
La cassiera le impacchetta tutto, riempiendo tre enormi sacchetti. Ormai sono in pena per la signora, e attendo spasmodicamente il verdetto della cassiera, che sta sommando i prezzi.
Mi immagino la signora con una famiglia numerosa, un marito disoccupato, costretta a versare metà dello stipendio in cibo per gatti e bistecche. Saranno 150, come minimo.
Povera signora.
"Sono 23 euro, signora, prego."
Spalanco così tanto le mascelle che quasi le sento scricchiolare. Ventitré euro?? Ma come cavolo ha fatto?
Nel frattempo, la mia cassiera mi ha impacchettato tutto. Mi richiama con un colpetto di tosse.
Mi giro, ancora stralunata.
Lei: "23 euro, ciao e grazie."
Guardo mogiamente il mio minuscolo pacchettino. Sembra un gioco da "Mamma casetta" per bambine. Poggio i soldi sul bancone ed esco, meditando sulla caducità delle ricchezze terrene.
(Episodio esemplificativo realmente accaduto)

3. Non mi piacciono moltissimo i dolci al (solo) cioccolato.
Eheh, questo non ve lo aspettavate, vero?
E invece è così, non mi piacciono. Soprattutto i gelati al cioccolato, proprio no.
Poi le torte e le mousses eccetera, da quando ho cominciato a farle io, mi piacciono molto di più; le trovo soddisfacenti. Ma molto di più se ben abbinate ad altri gusti, aciduli e delicati, come i frutti rossi, o il formaggio spalmabile, o gli agrumi.
Ecco, quando nei dolci è ben abbinata la cioccolata ha un (ottimo) senso, per me.
Altrimenti, è di gran luuuuuuuuuunga preferibile andare alla materia prima (=aprire il frigo e concedersi un paio di quadrotti al naturale) ;)

4. Ador(av)o scrivere strisce divertenti su ciò che mi succede, o scriverlo.
Eh sì, forse non si direbbe molto a leggere i miei post (che scrivo senza velleità letteraria alcuna), ma ero bravetta a scrivere. Mi piaceva davvero molto, mi sfogava, mi rilassava, mi faceva anche sentire un po' onnipotente ;) Ora è immemore tempo che non scrivo, e mi piacerebbe riprendere (lo dico da anni 8P)
Poi qualche anno fa ho cominciato (e smesso dopo qualche mese) a fare vignettine umoristiche sulle cose che mi capitano (e a una sbadata come me ne accadono tannnte), o caricature di amici, compagni, professori eccetera, e ad appenderle in classe sul muro; era diventata una figata, un sacco di gente ci attaccava anche frasette umoristiche, altri disegni, dediche eccetera.
Non che fossero bei disegni, proprio no, ma mi divertivano e divertivano gli altri, quindi facevano il loro mestiere ;)
Il fatto che invece l'hobby della cucina non sta perdendo per me di interesse come le cose succitate mi consola: sono capace di fare qualcosa per più di 18 mesi di seguito! :D

5. Adoro, non ricambiata, il mio Ciclone Garelli (o, come dice mio fratello, Cicione - no, non pensate che mio fratello sia un poppante che non riesce a scandire le sillabe: è un omone di 28 anni che forse non sa leggere molto bene XD).
In due anni e mezzo che è in mio possesso, sono riuscita a:
-scivolare (da sola) sul ghiaietto ai lati della strada in aperta campagna e sfracellarmi un ginocchio che mi dolerà credo a vita;
-accelerare all'improvviso da ferma e sbattere contro un muro, includendo tra l'altro nell'urto anche due altri motorini - di persone che conosco - parcheggiati innocentemente davanti al muro (ho ancora sul parafango tracce della vernice rosa di uno dei due);
-partire dimenticandomi di togliere il catenaccio, che si ingroviglia orribilmente alla ruota rischiando di farmi fare un bel volo (diverse volte);
-ustionarmi il polpaccio con la marmitta;
-tagliarmi ripetutamente, non so come, il polpaccio destro salendo sul sellino, con qualche pezzo di plastica tagliente che, immagino, sporgeva dalla fiancata (cicatrici che lo dimostrano);
-non vedere un marcipapiede e saltarlo stile filmoni americani, con la differenza che nella vita reale il mezzo con cui si fanno di queste cose non cade mai in piedi; cade malamente, di lato, possibilmente addosso al conducente; poi muore il motore per lo shock e si rifiuta di partire per una buona mezz'ora (a mia discolpa, era buio pesto e quel marciapiede non si vedeva, giuro!-ok, mi ero dimenticata di accendere i fari).
Credo sia tutto.
Non penso ci sia bisogno di spiegare perché sono convinta che il mio motorino non ricambi il mio affetto.
6. Mi dimentico sempre di: pettinarmi, cerettarmi, truccarmi...
Sì, non sono proprio iper-femminile. Immagino che Mattia sia una specie di santo a stare con me.
Per fortuna sono una personcina tutto sommato carina, quindi anche se non mi curo molto non faccio proprio-proprio impressione, dai (solo un po').

7. Sono riuscita ad uscire da un ottimo liceo classico-con un buon voto, tra l'altro-senza sapere una parola di latino e greco.
Sono tutti trucchetti, come non farsi problemi ad avere 3 in greco scritto al secondo quadrimestre, farsi sempre-e-solo interrogare in letteratura facendo la pheega e prendendo 8, e il gioco è fatto: in pagella si ha 6 in entrambe le materie. (In mia giustificazione: tutta la classe era presa all'incirca come me.)

8. Mi innamoro sovente (forse troppo?) di artisti di strada, meglio se musicisti.
Il mese scorso al Ferrara Busker's Festival ho lasciato il cuore davanti alla chitarra+didjeridoo+armonica a bocca di Juzzie Smith; una decina di giorni fa a Padova mi sono consumata gli occhi sul cantante dei Mercanti di Liquore.
Mattia si deve preoccupare? Naaaaaaa..... Mi vergogno sempre troppo per presentarmi ai miei idoli di turno! :P


9. Il mio sogno - forse irrealizzabile - è di diventare una food stylist, photographer, writer... and so on.
Eh so che ho ancora moltisssssssssssssssssima strada da fare, ma mi piacerebbe tanto :D
Come conto di riuscirci studiando lingue? Ho (all'incirca) un piano......... Bwahahahah!! ;)

10. Sono mancina, e me ne compiaccio,
assieme alla mia strana scrittura sbilenca, che mia madre definisce icasticamente: "Orribile".


Ecco fatto!
Mi è piaciuto "raccontarmi", ora mi sento un po' più pronta a farmi conoscere :D
Ora tocca a voi!

Konstantina. Exei Gousto!

Grazie ancora, Pata Pata!


Seconda cosa!


Pie mele e mirtilli, con confettura alle rose e farina di riso

Quando su Facebook ho letto la nota di Manu sulle potenzialità terapeutiche dell'impastare, ho capito che si preparava qualcosa di speciale.
Poi ho letto il post di Sara (dalla cui ricetta è partita Manu), e mi sono convinta che ciò che mi stava davanti era una meraviglia.
Poi c'è stato il post di Manu, e mi sono innamorata del suo ripieno. (Se volete leggete il commento che le ho lasciato, alquanto entusiastico, magari mette voglia anche a voi di rifarla.)
A questo punto è avvenuta una semplice crasi: ho unito la pasta di Sara (con farina di riso-mentre Manu ha usato quella integrale; per il resto, il procedimento è identico) al ripieno di Manu (mele e mirtilli), mettendo poi al posto della sua confettura di fragole una marmellata-gelatina di rose che ho comprato in Espana.

Allora, per la composta di mirtilli ho seguito passo-passo le indicazioni di Manu, dopo aver trovato dei mirtilli selvatici freschissimi e piccolissimi e saporitissimi (e un sacco di altre cose che finiscono in -issimi) in Piazza della Frutta.

La marmellata di mele invece l'ho fatta io, con le mele che ci ha regalato il papà della mia amica Elena (grazie Loris!! Buonissime!). Niente di eclatante (come procedimento... Il gusto invece era buonissimo!!), ho semplicemente usato una bustina di Fruttapec (dopo averne tanto sentito parlare, bene e male...) e seguito le istruzioni sulla confezione.

Dirò... E' venuta davvero troppo soda, ma penso di averla tenuta troppo sul fuoco. In ogni caso, la prossima volta proverò senza Fruttapec, che non è altro che un addensante a base di pectina, di cui la mela è ricchissima. Quindi forse il Fruttapec è una "ridondanza di pectina" inutile. Ma continua a piacermi il fatto che consente di usare poco zucchero...
Infatti, consistenza a parte, è venuta squisitizzzzima. Nessun retrogusto di cose strane. D'altronde, tra gli ingredienti non ho letto niente di "preoccupante"... E poi, credo che, usando la colla di pesce spesso e volentieri nei miei dolci (e quella sì che puzza! :P), non avrei il diritto di lamentarmi di un'eventuale retrogusto del Fruttapec :)
Comunque, proverò a fare altre marmellate (magari di giuggiole-ho un giuggiolo!!-come mi ha fatto venire in mente Sara), usando al posto del Fruttapec una mela grattuggiata (come ho letto da qualche parte), e vedremo che ne vien fuori!

Tornando alla pie: l'ho fatta al volo per il compleanno di Patrizia, la mamma di Mattia, e l'ho portata da loro ancora tiepida.

Ok, vi dico solo una cosa... Federico, il fratellino di Mattia (se legge questo post mi ammazza, vedendo che gli ho dato del "fratellino"!... Vabbe' insomma, ha quasi 15 anni, è un fratellino ma anche un giovine uomo, ok? :) ), odia i dolci. Ma proprio li odia. Al mio diciottesimo compleanno, pur di evitare la torta senza che nessuno gli rompesse tanto con le domande di rito ("Ma perché non la vuoi, ma sei a dieta, ma magro come sei, ma è impossibile che non ti piacciano i dolci..."), ha detto di essere diabetico, ammutolendo tutti i presenti.
Per mangiare questa pie ha fatto un po' di storie, è vero. Ma la sua fetta se l'è mangiata. Tutta. Senza fiatare.

Il fatto è che non è affatto troppo dolce; l'impasto è ricco, ma raffinato, e abbraccia le note asprigne della mela e quelle acidule dei mirtilli, smorzate dal profumo dolce di riso e rose.

De-li-zio-sa.

L'unica cosa: ho messo molto più ripieno rispetto a Manu e Sara, che raccomandavano di non esagerare per poter gustare appieno la bontà della pie crust, la vera protagonista del dolce.
E' vero è vero, io ho proprio fatto un errore di cui non mi sono accorta, mettendone così tanta. Ma devo dire che l'effetto "Torta di Nonna Papera" non è affatto dispiaciuto :)

Manu e Sara, bravissime entrambe, davvero!!!!

Ah ah, e per fortuna volevo scrivere anche la ricetta degli scones, in questo post! :D Ma mi sono dilungata troppissimo... Per stavolta vi grazio! ;)

martedì 6 ottobre 2009

Strawberry, cardamom & pistachio oatmeal bars


Allora, vi avviso che sono in periodo "pasticceria anglosassone", e che probabilmente passerà un bel po' prima che questa spinta si esaurisca.
Tanto più che nella mia camera in questi giorni alberga (sì, sono esiliata nello studio XD) un'australiana doc, amica della mia mamma, che mi sta insegnando moltisssssssime cose pasticciose.
Questi li ho fatti qualche tempo prima che lei arrivasse, ma ben presto posterò ciò che io e Clara abbiamo prodotto assieme in questi giorni.

Tornando alle barrette... Vogliono emulare quelle di cereali che si trovano nei supermercati, e ci ricescono benone. Restano un po' umide a causa della frutta fresca, ma secondo me questo le rende ancora più deliziose.
Poi pistacchio e cardamomo si sposano perfettamente alle fragole, tutti gusti decisi e puliti, non troppo dolci. Buone.

Ecco dove ho preso le dosi; in questa ricetta ci sono lamponi e pinoli, più qualche piccolerrima differenza.


200 g farina 00 (io ho usato quella integrale, credo... uff, non mi ricordo!! Comunque, ci starebbe)
200 g fiocchi d'avena
250 g burro
175 g zucchero mascobado (o altro zucchero di canna integrale)
100 g pistacchi
250 g fragole
1 baccello di cardamomo (usare i semini al suo interno)

Unire alla farina e ai fiocchi d'avena il burro freddo e lavorare fino ad avere dei "bricioloni". Unire lo zucchero e 3/4 dei pistacchi e mescolare il meno possibile.
Mettere i 2/3 della pasta sulla teglia per biscotti, e compattarla grossolanamente, schiacchiandola con dolcezza.
Spatasciare un pochino le fragole tra le dita, adagiarle sopra la pasta assieme al resto dei pistacchi e ai semi di cardamomo.
Spolverare la superficie col terzo di pasta restante, formando così sopra alle fragole delle briciole di pasta.
Mettere in forno ventilato a 180° già caldo per 40 minuti ca., o finché non risulta dorato.
Tagliare in barrette della misura che preferite (nella ricetta originale dicevano 12, io ne ho fatte il doppio).
Qunado si raffreddano un po', mettere su una gratella per dolci.
Conservare in scatole di latta.