martedì 5 luglio 2011

Cicci e macedonia alla salvia ananas


Il cicci... Questo termine così carezzevole, morbido, arrendevole, rassicurante.


Il cicci... Rigirandomi questa parola nella mente, gustandola con delicatezza, mi si affastellano un milione di ricordi confusi di occasioni sempre simili, rese dolcissime dalla sua presenza: pranzi domenicali con i cugini, colazioni del lunedì mattina, pomeriggi di ozio, momenti della merenda.


Il cicci!, esclama sempre mia mamma in questi momenti, mentre travasa la cremina candida, buona e profumata dalla pentola ad una pirofila rettangolare di ceramica, sempre la stessa, pirofila che prima ha bagnato con acqua, in modo che poi il cicci freddo si stacchi facilmente. Poi prende tre cucchiai, uno per sé, uno per mio fratello e uno per me, e ci dedichiamo tutti con certosina attenzione a ripulire la pentola da ogni rimasuglio. Ma era solo l'antipasto; ora è il momento di mangiare


Il cicci... Appena fatto, ancora fluido, tiepido e coccolante al massimo. Ognuno affonda il proprio cucchiaino nel piccolo mare bianco che ha nella ciotolina, mentre un effluvio di scorza di limone o di cannella penetra nelle narici morbidamente ma in modo diffuso.
Mi chiedo sempre come può una cremina così semplice emanare un profumo tanto forte, impregnare tutta la cucina, penetrare in soggiorno, insinuarsi su per le scale e aleggiare per una buona mezz'ora, come per richiamare tutti gli abitanti della casa verso la cucina, cosa che puntualmente avviene. Lì, attorno alla pentola, l'odorino delizioso avvolge tutti in un'atmosfera rilassante e benigna. In mezzo a quel profumo delicato di latte e zucchero è davvero impossibile non sorridere, non chiudere per un attimo gli occhi e aspirare piano, pensando che la vita è bellissima, se qualcuno ha appena preparato per noi con tanto amore questo piccolo elisir. Altro che aromaterapia.


Il cicci... Il cicci quando raffredda. Mentre la famiglia si è riunita attorno al tavolo per celebrare questa gioia assieme, il cicci raffredda nel suo contenitore di ceramica. A contatto con l'aria la sua superficie indurisce, creando una pellicola sottilissima color panna, leggerissimamente più scura della crema. Quando è ben freddo, il cicci passa al frigo, dove, qualche ora dopo, è diventato un freschissimo budino che si può tagliare a fette. La prima cosa che fanno gli amanti del genere, non appena hanno nel loro piattino la fetta di cicci, è asportare con precisione chirurgica la pellicola, aiutandosi con la propria forchettina, e farla sparire in un boccone, rivelando al di sotto la superficie liscissima della crema consistente.


Il cicci... e la sua storia. Credo che l'intera Sicilia sia cresciuta a pane e cicci. Una rapida consultazione di Wikipedia mi ha reso noto che è arrivato o dagli arabi o dai francesi, ed è diffuso in Val d'Aosta e Sicilia. Il nome cicci, a onor del vero, è stato riscontrato solo nella famiglia di mia mamma, nell'hinterland vizzinese, provincia interna sperduta tra Catania, Caltagirone e Ragusa. Sono le zie di mia madre, a quanto pare cuoche sopraffine (che abbia ereditato da loro la passione sconfinata per la pasticceria?), che la battezzarono così. Credo che il resto del mondo la chiami "biancomangiare". Ma per piacere... Vogliamo mettere con il suono coccoloso e delizioso di "cicci"? E brave zie!
E brave zie anche perché non so che sarebbe di me se mia mamma non avesse imparato da loro questo dolce... Purtroppo mia mamma non è innamorata della pasticceria, e nemmeno mia zia, così nessuna delle due ha raccolto i loro saperi. Chissà quante decine di ricette di famiglia sono andate perdute con loro. Quando ci penso mi viene quasi una vertigine, pensando che ora potrei essere in possesso di interi quaderni di ricette tradizionali siciliane, un patrimonio che definire preziosissimo sarebbe eufemismo.

Ma non ce l'ho con loro, quando si è ventenni negli ultimi anni '60 si hanno ben altri pensieri rispetto a passare lunghi pomeriggi a trascrivere ricette, immaginando che magari quarant'anni dopo la propria figlia o nipote di vent'anni starà smaniando per avere LA ricetta delle paste di mandorla... Be', diciamo che se un giorno sarà possibile fare viaggi nel tempo, magari farei una capatina in quella Vizzini degli anni '60 a dire a una mamma e una zia ventenni di farmi questo favore... O, meglio ancora, andrei in persona a conoscere queste figure per me ormai mitiche, a chiacchierare con loro, a farmi insegnare i loro gesti antichi e sapienti.

Però qualcosa la mamma e la zia l'hanno imparata: il cicci. L'hanno imparata perché è semplicissima, buona e anche perché, credo, per loro come per me, mio fratello e i miei cugini, è legata a tanti di quei ricordi bellissimi che non potevano non farla conoscere anche a noi.
Fu così che noi quattro crescemmo a pane e cicci, come il resto della Sicilia, e sarà così che un giorno i miei figli, che mi auguro stiano crescendo in Scozia o nella Loira, banchetteranno a pane e cicci (questa cosa del pane e cicci è simbolica, mai sentito nessuno che spalmasse il cicci sul pane, anche se di sicuro è delizioso anche così).


Il cicci... e i suoi aromi. Il cicci è la crema più versatile del mondo, proprio perché è fatto solo di latte, amido e zucchero. Ci si può mettere davvero di tutto. Le varianti tradizionali prevedono cacao, scorza di limone o cannella. Ma ci si può sbizzarrire. Nell'ultimo anno Rosmarina ha sformato cicci al matcha, cicci alla vaniglia (il migliore in assoluto), cicci alla menta, cicci alle foglie di tè, cicci... alla salvia ananas. In quanto agli usi possibili, be', sono praticamente infiniti. Farcitura di crostate, farcitura di pan di spagna per occasioni speciali, farcitura di bignè (provata da una mia amica, a sua detta sono venuti dei bignè eccezionali, molto più delicati di quelli con la crema pasticcera), farcitura di brioches, di iris, di cannoli, farcitura di qualsiasi cosa, accompagnamento a macedonie come in questa "ricetta". Però, devo dirlo, il modo migliore per gustarlo sarà sempre tiepido, un quarto d'ora dopo averlo trasferito nel suo contenitore di ceramica, con un cucchiaino piccolo piccolo in modo che il piacere di mangiarlo duri a lungo.

In Sicilia, comunque, se ci fate caso, è quasi impossibile comprare una pasta alla crema al bar e non scoprire che è ripiena di cicci, non di crema pasticcera. Sappiatelo: sia la "crema" che la "crema al cioccolato" nei dolci siciliani sono cicci, l'uno al naturale, leggermente più sodo dell'originale, l'altro con l'aggiunta di una gran quantità di cacao (o di cioccolato, non l'ho mai capito e i pasticceri siciliani sono molto gelosi delle loro ricette. Comunque ho in mente da tempo un piano: la prossima volta che andrò in Sicilia entrerò in un bar in cui non mi conosce nessuno, manifesterò il desiderio di comprare una pasta al cioccolato ma lamenterò un'allergia generica, senza scendere troppo nel dettaglio - purtroppo non sono molto brava a mentire -, potendomi così permettere di chiedere se la crema contenga cacao o cioccolato).

L'unico blog in cui ho letto la ricetta di un parente del mio cicci (di certo di famiglia in famiglia la ricetta cambia, le dosi variano, si aggiungono o tolgono ingredienti, tanto l'idea in sé di cicci lo consente appieno) è quello di Sogni di Zucchero, dove però viene usata anche la farina (nella mia famiglia solo amido) ed è presente il burro (ne sono rimasta alquanto stupita, un giorno la proverò!).

La ricetta delle zie invece è la seguente: 1 litro di latte, 4 cucchiai di amido di frumento (ovvero 100 grammi), 4 cucchiai colmi di zucchero (ovvero 100 grammi).
Mi è venuto il dubbio di come si facesse prima che l'amido fosse reperibile in tutte le drogherie siciliane. In realtà non so nemmeno la storia della diffusione dell'amido, cioè, non ho idea se è in commercio ovunque dalla notte dei tempi o se esiste da cinquant'anni, e non ho trovato informazioni in merito.
Ho provato a chiedere a mia mamma come si possa fare senza la frumina, ma si è scandalizzata tanto che non ho insistito: "Come! Per forza ci vuole l'amido! Con la farina verrebbe tutto 'nchiappusu! Non so come facessero prima, ma ora c'è la frumina e si usa la frumina!"; il tono era tale che ho capto che mi avrebbe sgamata a un chilometro se avessi usato la farina, così non l'ho mai fatto.

Venendo finalmente alla ricetta (ringrazio i coraggiosi che hanno letto fin qui), so che il 90% della popolazione senziente si farebbe sparare piuttosto che accendere il forno (io sfornerei cookies anche ora, sinceramente, perché il caldo mi fa un baffo e starei davanti al forno acceso anche a ferragosto... Poi probabilmente non li mangerei mai, dato che ultimamente la voglia di cibo è a zero... Ma intanto li farei!), quindi ho pensato di postare qualcosa di velocissimo e fresco. Ho preparato tutto in qualcosa come un quarto d'ora ieri sera, per far sentire a casa mio fratello, sbarcato per poche ore dalla crociera su cui già stamattina stava di nuovo veleggiando mentre fa animazione ai bambini.

L'abbinamento con la frutta è ovviamente perfetto con la leggerezza della nostra cremina al latte; e per esaltare ancora di più la freschezza di questo "dolce" semplicissimo, ho pensato di aromatizzare il cicci con la salvia ananas, e di spezzettarne qualche foglia nella macedonia.
Salvia ananas, sì... Mai sentita? Anche a me giunse nuova, quando la vidi nel mercato di Prato della Valle un mese fa. L'ho comprata assieme a finocchietto selvatico, origano e tre piantine bellissime di fragole dai fiori rosa. In realtà ho scoperto di avere il pollice nero e di tutte le piantine si occupano i miei... Grandi mamma e papà!! Tornando a noi... Ha delle foglie molto fibrose e necessita di molta acqua, ma il suo profumo mi piace tantissimo; sa proprio di ananas! Su internet ho trovato una ricetta dolce, la panna cotta alla salvia ananas di Calychantus, e due salate.
Ecco qui la pianta, già rigogliosissima...



E la ricetta!

Cicci

1 l latte (io parzialmente scremato perché avevo quello in casa; ovviamente con latte intero fresco viene fantasticamente meglio)
100 g frumina
100 g zucchero semolato (da tradizione... Invece io metà di canna e metà bianco di canna, quest'ultimo acquistato da Naturasì: molto aromatico!)
4-5 foglie di salvia ananas (potete sostituirla con l'erba aromatica che preferite... ecco, secondo il mio gusto non con la salvia vera e propria, che non mi ispira per i dolci. Ma via libera a timo, menta o basilico - quest'ultimo soprattutto se poi abbinerete il cicci a un'insalata di frutti di bosco!) (...o vaniglia, o scorza di limone, o una stecca di cannella, o un cucchiaino di matcha in polvere, o foglie di tè...)

Mettere il latte in un pentolino alto con le foglie di salvia ananas e scaldare fin quasi al bollore; lasciar freddare mezz'oretta, in modo che la salvia rilasci l'aroma. Quando il latte è di nuovo a temperatura ambiente, togliere le foglie senza buttarle, unire lo zucchero e poi setacciarvi sopra la frumina mano a mano e poco alla volta, sbattendo in continuazione con una frusta a mano. Occhio alla formazione di grumi...
Mettere sul fuoco basso, aggiungere di nuovo le foglie per sfruttarle fino all'ultimo e mescolare con la frusta (mia mamma lo fa sempre con un mestolo di legno) in modo che il fondo non bruci. In pochi minuti la crema si addenserà. Decidete voi quando fermare la cottura: dipende ovviamente dalla consistenza che desiderate. Bisogna tenere conto che, una volta freddo, addensa parecchio. Quando è pronto, togliere dal fuoco e eliminare le foglie.
Mia mamma, come ormai saprete, bagna una pirofila, la scola, ci versa sopra il cicci e fa freddare.
Io non amo (=odio) la pellicina che si crea lasciando il cicci all'aria, per cui bagno e scolo la pirofila (quando me ne ricordo - non questa volta), ci verso il cicci caldo, e sopra stendo un velo di pellicola alimentare, come con la crema pasticcera. In questo modo, quando il cicci è freddo, togliendo la pellicola alimentare avremo un bel budino liscio, da servire con


Macedonia

Be', mi vergogno quasi a scriverlo... E' una semplicissima macedonia di frutta di stagione; io ho usato prugne nere, susine gialle, albicocche e una pesca spezzettate, irrorate di succo di limone, con due cucchiaini di zucchero di canna e un paio di foglie di salvia ananas spezzettate.

Versare uno strato di frutta, qualche cucchiaio di cicci e ancora un po' di frutta in una ciotola... Gustare caldo, tiepido, a temperatura ambiente, freddo o ghiacciato. Bbonu è!

martedì 14 giugno 2011

Cheesecake-marbled cherry brownies! (With cream cheese frosting and cherries in red-wine vanilla syrup)



Questi sono (stati) per il compleanno di un amico... In programma c'erano questi (che figata sono?!), ma poi per impossibilità varie ho virato per un dolce più semplice, pieno di ciliegie, adorate dal festeggiato, e più facile da trasportare.
Poi in realtà la crema si è orribilmente spatasciata nel trasporto, come potete notare qua sotto (grazie della dolorosa ma necessaria testimonianza, Stefano).



Quindi, anche per ribadire gli auguri, ecco gli scatti che sono riuscita a fare prima di infilarmi in un autobus bollente e portare il dolce per cinque chilometri verso il destinatario.
Io non c'ero all'assaggio, ma il festeggiato mi ha poi fatto sapere che ha molto apprezzato. ;)

Piccola digressione.
Quasi esattamente due anni fa (i pazzeschi casi della vita), agli albori del blog e della mia passione bakeraria, ho postato un altro brownie che a ripensarci ora era pessimo (troppo altro e troppo cotto) e condiviso in mondovisione nel momento sbagliato, dato che al tempo c'era un caldo pazzesco (vedi commenti).
E oggi, ta-dan, eccomi qui a rimediare, con una ricetta che è ottima (poteva essere altrimenti, provenendo dalla bakery più fikkka di tutta Londra?), con l'assenza di cioccolato (non l'ho scritto nel titolo perché è già ridicolmente lungo così com'è, ma sono brownies al cacao) e con l'aggiunta delle ciliegie a spezzare (effettoplacebicamente parlando, chiaro) la pesantezza data da burro e uova. E poi diciamocelo, c'è freddino in questo giugno autunnale, un po' di coccole, camuffate in modo estivo con la presenza della frutta, non guastano affatto.

A dire la verità, prima di questo dolce non mi ispiravano molto i dolci alle ciliegie. Non so perché... Mi piace mangiarle crude, l'idea di cuocerle in una torta mi sembrava... pretenziosa? Idee strane lo so! Temevo venisse una cosa dolcissima..... Con la cioccolata, poi! Ma i ripetuti assaggi del dolce work-in-progress mi hanno fatta ricredere: l'abbinamento ciliegie-cioccolata è stato sdoganato nella mia cucina! (Finalmente?)
E poi devo dire che anche l'aspetto di questo dolce mi soddisfa molto: non sa parecchio di vintage, con quelle ciliegie lucide sopra, con quella crema voluttuosa, con quella consistenza scioglievole che sarebbe perfetta nel dolcetto della merenda di Ciccio, il nipote di Nonna Papera? Sì, sa molto di buon vecchio dolce delle campagne americane. Quanto amo queste cose... Da mesi sono in periodo vintage fisso, scusate.

La ricetta base del brownie, come quella della crema di copertura, viene dal primo libro di The Hummingbird Bakery (aspetto ansiosamente che qualcuno mi regali il secondo), una fantastica bakery che ho avuto il piacere di sperimentare lo scorso settembre a Portobello Road.
L'idea di variegare i brownies con il cheesecake è vecchia come il cucco (d'altronde già postata da me qui); in questo caso mi sono ispirata e ho poi modificato le dosi formaggiose dei "Brownies cheesecake e cioccolato" della mia prima bibbia culinaria, ma spesso le faccio anche a occhio.
L'aggiunta delle ciliegie è farina del mio sacco, cioè, non che sia niente di così originale, così come le ciliegie sciroppate al vino rosso e vaniglia che ornano il tutto.

Il titolo (troppo lungo, lo so, ma voglio dire tuttttotuttotutto quello che c'è dentro, sssubito!) mostra per l'ennesima volta la mia debolezza verso i dolci-americanata... Ricordo ancora un post della scorsa primavera in cui la mia amica Manu mi diceva così:


"secondo me (secondo ME eh) dovresti italianizzare di più i nomi :D cioè ok che sono inglesi di origine o francesi alla più, ma tu italianizzali! no davvero, non scherzo. Però se sembra faccia più fico così e a te piace di più, allora tant'è ;) che so, inventateli pure ma almeno così daresti un'idea più concreta a chi legge in che cosa va a imbattersi. Che dici ? certo solo laddove è possibile farlo, non proprio sempre sempre.. non sei tanto d'accordo eh? :)"


Manu, sì, sono tanto d'accordo! :) E' proprio un mio debole. Quando un dolce me lo vedrei troppo sul bancone della bakery americana vintage dei miei sogni (che ha una deliziosa carta da parati a strisce dai toni pastello, mobili antichi ridipinti di bianco, sedie scompagnate candide, barattoli di vetro pieni di coloratissimi confetti, un sacco di insegne appese all'interno tipo queste e un costante profumo di cookies appena sfornati, un po' sullo stile di questa, o questa, o questa, o questa, e che ovviamente si chiama "Rosmarina's Bakery"), non posso resistere e la intitolo col nome che scriverei sul cartiglio color carta da zucchero da apporle di fianco sul bancone di Rosmarina's.
Però Manu ha ragione, chi legge deve capire a colpo d'occhio di che si tratta, e allora troviamo un compromesso: il titolo del post è quello della mia bakery dei sogni (che un giorno aprirò??), ma all'interno del post il dolce si chiamerà:


BROWNIES VARIEGATI AL CHEESECAKE CON CILIEGIE (RICOPERTI DI CREMA AL FORMAGGIO E CILIEGIE IN SCIROPPO DI VINO ROSSO E VANIGLIA)
Per una dozzina di porzioni abbondanti

Brownie al cheesecake

5 uova
500 g zucchero
120 g farina 00
100 g cacao amaro
250 g burro
600 g circa di ciliegie col nocciolo (non sono sicura fosse questa la quantità... Ma fate a occhio e mettetene la quantità che preferite)

Cheesecake:
300 g formaggio cremoso
3 cucchiai zucchero semolato
2 uova

Le uova devono essere a temperatura ambiente.
Romperle in una ciotola dai bordi alti, unire lo zucchero e montare con la frusta per 5-8 minuti, finché il composto è leggero e morbido (non credo fosse necessario montare le uova completamente, infatti io non l'ho fatto).
Unire la farina e il cacao setacciati e montare finché non sono ben mescolati.
Sciogliere il burro e unirlo (non quando è ancora caldo!) al composto.
Aggiungere le ciliegie, che saranno già state denocciolate e tagliate a pezzi grossi (all'incirca ogni ciliegia in 2-3 pezzi, così restano polposi e pieni di succo).
Ricoprire di carta da forno uno stampo rettangolare di 33x23x5 cm (le mie misure erano leggermente diverse, credo 32x26 o qualcosa del genere, ma non cambia molto, dato che poi metteremo anche il cheesecake) e versarvi il composto.

Ora il cheesecake:
Niente di più facile! Sciacquare la ciotola usata per il brownie e montare formaggio, uova e zucchero finché non sono una crema.
Versare questa crema (piuttosto liquida) sul brownie e, con una forchetta, variegare i due composti.

Infornare in forno caldo a 180 gradi per una quarantina di minuti (cominciando a controllare che sia pronto dalla mezz'ora in poi: dipende dal forno).
Il brownie deve avere una superficie ferma, ma il centro ancora morbido. Ovviamente qui non vale la prova-stuzzicadenti ;)
Far freddare un paio d'ore.



Crema marmorizzata al formaggio e cacao
Niente di geniale: ho usato la ricetta del frosting di The Hummingbird Bakery, che è tutta al cacao, l'ho divisa a metà e ho aggiunto il cacao solo a una metà.

Parte bianca:
100 g zucchero a velo setacciato
37,5 g burro a temperatura ambiente
75 g formaggio cremoso

Parte al cacao:
100 g zucchero a velo setacciato
37,5 g burro a temperatura ambiente
75 g formaggio cremoso
15 grammi cacao amaro setacciato

Parte bianca:
Usando sempre la ciotola a bordi alti ben sciacquata, montare con la frusta elettrica lo zucchero a velo e il burro a una velocità medio-bassa finché si mescolano formando delle "palline". Unire il formaggio cremoso e montare finché non è incorporato. Alzare la velocità a medio-alta e continuare a montare per 5 minuti, finché la crema è leggera e morbida.
Con un cucchiaio, distribuire la crema lungo una metà del dolce (per il "largo" - vedi foto).

Parte al cacao:
Dopo aver sciacquato la ciotola, ripetere le operazioni, aggiungendo il cacao assieme allo zucchero a velo.
Con un cucchiaio, distribuire la crema lungo l'altra metà del dolce; poi, con una forchetta, variegare le due preparazioni.



Mettere a freddare in frigo mentre si preparano le


Ciliegie in sciroppo di vaniglia e vino rosso
Proporzioni fatte totalmente a casaccio. Non sono nemmeno sicura che fosse questa la quantità giusta di ciliegie.

400 g? di ciliegie col nocciolo
vino rosso q.b.
zucchero q.b.
acqua
una stecca di vaniglia (la mia era stata già utilizzata e stava insaporendo lo zucchero che ho usato in tutto questo dolce - rimangono sempre dei semini attaccati e, sebbene fosse un baccello vecchio e di affatto eccelsa qualità -- una sola parola: Paneangeli -- ha insaporito perfettamente la preparazione. Tutto questo per dire: riutilizzate sempre i vostri baccelli di vaniglia!!)

Lavare le ciliegie (sottinteso, no?) e metterle in una padella abbastanza ampia, in modo che siano più o meno tutte a contatto con il fondo. Distribuire sopra un po' di zucchero secondo i vostri gusti, un dito o due di vino e un po' d'acqua, insieme al baccello della vaniglia già aperto. Accendere il fuoco a media intensità e cuocere il tutto, mescolando all'inizio, poi lasciando che il tutto si "stufi" da solo. Controllate ogni tanto solo che lo sciroppo non si ritiri troppo e inizi a bruciare: in tal caso, aggiungere acqua. A me c'è voluto circa un quarto d'ora - venti minuti. Ma potete cuocerle molto meno o molto di più, a seconda del gusto che volete ottenere.
Dopo averle fatte freddare, scolarle dallo sciroppo (da tenere da parte per un prossimo dolce!) e versarle sul dolce.
Far freddare in frigo almeno un'ora prima di servire, in modo che la crema sia ben soda (consultare la seconda foto per vedere che succede se non lo si fa).



Carino, no? :)

venerdì 29 aprile 2011

ROSMARINA - IL RITORNO. Biscotto Dituttupo'




Amici di Rosmarina, saluto tutti voi con un abbraccio!
E' un ritorno difficile, dopo tutti questi mesi di silenzio.
Mi scuso tanto per non aver risposto a chi mi chiedeva notizie e ringrazio ciascuno di voi per i vostri commenti. Vi ho letti tutti, con emozione, ma non era il momento per me di scrivere qui. Ma mi rendo conto che sono stata maleducata a non farmi più sentire e vi chiedo davvero scusa.
Non c'è un motivo specifico per cui ho abbandonato per tutto questo tempo... O forse ce ne sono troppi perché non mi si confondano nella mente, creando un groviglio che ho paura di ingarbugliare ancora di più, provando a districarlo, tirandone un lembo.
Vediamo... Da una parte ho preso troppo sul serio il blog in sé, non sentendomi mai all'altezza delle mie aspettative nel pubblicare cose "normali", foto "decenti"... Sono sempre stata così, questo desiderio di bruciare le tappe e oltrepassare i miei limiti senza magari poterlo fare.

Aggiungiamo la sfiducia totale che provo ogni volta che leggo un commento che dice pressappoco: "Che bontà! Bel blog! Vieni a lasciare un commento da me!", allora direi che il quadro è completo.
Non fraintendetemi, non è che non apprezzi i commenti veloci, e non pretendo che tutti si dilunghino nello scrivermi commenti superfighissimi pieni di fantastici consigli per migliorare eccetera. Sono grata a chiunque perda un po' del suo tempo per leggermi. Però da molti dei commenti di questo genere, che chi di voi ha un blog conosce sicuramente, si intravvede una motivazione più che futile: visitare migliaia di blog, lasciare commenti a manetta e sperare che così si riceverà risposta e il proprio blog acquisterà visibilità. Come se fosse solo nel numero dei commenti la qualità del blog. E' ovvio che all'inizio, quando ancora non si è conosciuti, si deve in qualche misura agire in questo modo: bisognerà pure farsi conoscere. Ma sinceramente non capisco il perché di questa caccia sfrenata al commento.
Spero di non sembrare un'antipatica snob, un'ingrata o che so io, ma questo è il mio pensiero al riguardo: se scrivo un commento, è perché il post mi ha intrigato, perché voglio sinceramente dire la mia in proposito, perché ho bisogno di un chiarimento, perché io quella cosa lì l'avrei fatta in un altro modo, perché davvero voglio congratularmi per una bella ricetta o per una foto che mi ha colpito. Mi sembra triste scrivere commenti per motivi che non siano questi.
Ciò detto, non vorrei davvero che chi ha aperto da poco un blog e vorrebbe che io lo visitassi si sentisse ora offeso dalle mie parole: al contrario, voglio conoscere quanti più bei nuovi blog ci siano, per imparare il più possibile, aiutare laddove io possa farlo, fare nuove amicizie... E' per tutto questo che ho iniziato il mio blog.
Quindi, cari amici lettori, sentitevi anzi spronati a farvi sentire, con tutta la vostra personalità e il vostro spirito; e voi, che non avete un blog e mi seguite, scrivetemi pure, non vi intimidite e non pensate che la comunità foodblogger sia chiusa solo a chi ha un blog. Fremo per sentire la voce anche di chi un blog non ha alcuna intenzione di aprirlo.



Questo tempo vuoto mi è servito, credo, per distaccarmi emotivamente da qualcosa che mi stava prendendo davvero troppo. Ogni attimo libero. Ora riesco a guardare con grande tranquillità a tutto questo, ai commenti, alle mie foto mediocri, a tutto il resto: ho ridimensionato il tutto. Questo spazio è per divertirmi, e mi ha divertito molto in passato. Devo solo tornare a prenderlo in modo ludico come un tempo. Comunque, non ho mai smesso di sentire che il blog mi appartiene; parlo ancora di Rosmarina con chi incontro, penso a come modificare l'header eccetera.

A proposito: la mia amica Irene, che è sempre più brava, ha disegnato questo nuovo header, per l'appunto. Vi piace?? Fatemi sapere, mi raccomando; ci tengo che piaccia anche a voi! E' più semplice e essenziale del precedente; come quest'ultimo, l'abbiamo disegnato assieme. Mi dà un'idea di novità che mi ispira a ricominciare. Lo sfondo è diventato bianco e pulito e vi giuro che solo a guardare la mia nuova pagina tiro un respiro di sollievo misto a eccitazione per questa semplicità e linearità, indici di un nuovo inizio che parte da ora.

Spero solo che voi mi seguirete ancora, perdonandomi questa lunga assenza. Spero che chi stimo decida ancora una volta di leggermi. Spero di conoscere un sacco di gente nuova, perché non è mai abbastanza. E spero di tornare a essere piena di idee e nuove ricette che mi appuntavo addirittura sui quaderni dell'università, perché non mi scappassero. L'altra sera, prima di addormentarmi, ho avuto una di queste "illuminazioni" e l'ho presa come un segno: dovevo tornare a scrivere qui. L'illuminazione è stata la seguente: frolla sottile, crema al latte senza uova al rosmarino, fette di mela sopra. Cosa ve ne pare? Mi profumava nella mente mentre mi addormentavo. Spero di farla presto.
Ma intanto parto da una cosa semplice; la mia creatività si è un po' atrofizzata a forza di riflettere :) Ma confido di tornare presto a fare esperimenti inusitati! :))



Per il momento, vi presento delle barrette-biscotto che mi sono piaciute un sacco; le definirei la quintessenza della merenda confortante e coccolosa. Lo so, sono brutte a vedersi; sembrano una pizza secca e bruciacchiata, di primo acchito. Nonostante questo... Dentro ci sono tutte le cose golose che potete immaginare (e che avevo in dispensa :P): fiocchi d'avena, marmellata di fragole, cioccolato fondente, uvetta, semini vari, cocco....... Ovviamente tutti questi ingredienti possono variare a vostro gusto!
In realtà, la ricetta è di una banalità tale che quasi mi vergogno a scriverla... Prendetela come "stampo" per fare biscotti con dentro ciò che volete!
Bene, si va con gli ingredienti (oh mamma, che emozione, dopo tutto questo tempo!!)!


BISCOTTO DITUTTUNPO'

125 g burro fuso
60 g zucchero di canna
1 cucchiaio zucchero semolato
145 g farina
100 g muesli all'uvetta e frutti secchi (oppure 50 g di fiocchi d'avena, un po' di semini vari a piacere, uvetta, banana e mango secco)
pochi cucchiai di marmellata (io di fragole) (comunque da me era uno strato sottilissimo, se ne può mettere di più, a piacere!)
ciocolato fondente (avrò usato 1/3 di tavoletta, comunque è tutto a occhio!)
un po' di cocco essiccato



Forno caldo statico a 180°.
Sciogliere il burro al microonde.
Sminuzzare a pezzetti il cioccolato.
Mescolarlo con un cucchiaio di legno in un ciotola con il muesli, la farina e gli zuccheri.
Foderare di carta forno una teglia quadrata di 20x20cm, o comunque una rotonda piccola.
Stendervi con le mani la pasta e cercare di livellarla. Spalmare con un cucchiaio la marmellata su tutta la superficie, lasciando solo un po' di bordo tutt'attorno.
Completare con una spolverata di cocco disidratato, se si vuole.
Infornare per una ventina di minuti - a me c'è voluta circa una mezz'ora, tenete d'occhio il forno. Il biscotto deve essere dorato.
Quando si sforna, lasciar raffreddarre, tagliare a spicchi e gustare tiepido o, meglio, freddo. Più facile di così!