domenica 31 maggio 2009

Bicchierini Light Yogurt, Vaniglia e Frutti Rossi

La famiglia di Rosmarina, dopo certe tartellette marmellata e crema mou (coming XD), si apprestava a linciare la povera spadellatrice diciottenne. La famiglia, infatti, non ce la fa più a trovarsi davanti dolcetti che fanno 500 calorie a sguardo.
Urgeva cambiamento di rotta (almeno per stavolta).
Ed ecco dei bicchierini magri in modo imbarazzante: niente zucchero, niente panna, niente di niente. Solo yogurt (lo ammetto, intero... Nessuno è perfetto :D), miele, fragole e ciliegie. Stoppete.

Per 6 bicchierini (18 cl)
500 ml yogurt intero non zuccherato (va bene anche magro, anzi, forse è meglio :) basterà aggiungere un altro cucchiaio di miele)
3 cucchiai miele
5 g colla di pesce (magari 10 è meglio, vedete voi)
250 g fragole & 250 g ciliegie (o altra frutta... oggi ad esempio mi attraevano le albicocche)
1 baccello di vaniglia

Mettere la gelatina ad ammollare nell'acqua fredda.
Sbattere nel mixer lo yogurt finché non è bello cremoso e aggiungere il miele e i semi di vaniglia, fino a quando sono perfettamente amalgamati.
Scaldare lo yogurt in un pentolino finché è ben caldo, quindi aggiungere la gelatina e mescolare fino a quando si scioglie completamente.
Versare nei bicchierini fino a tre quanrti di altezza, ricoprirli di pellicola e mettere in freezer per un'ora.
Nel frattempo lavare, denocciolare e tagliare a pezzetti la frutta.
Togliere i bicchierini dal freezer e riempirli di frutta; io per decorare ho messo in ogni biccherino una fogliolina di basilico (che abbiamo appurato stare da dio con le fragole :) ).

Buonissimiiiiii.... Mi sa che qui si inizia a riscoprire l'amore per la cucina leggera! ^_^
^


Konstantina mi ha suggerito di partecipare a questa raccolta... Ma più che volentieri! XD

venerdì 29 maggio 2009

Crema Mou al Cioccolato e Rose


Questo è uno dei miei siti preferiti.
Eryn è la maga dei dolci ipercalorici, di quelli che ti fanno sentire satollo ed appagato con una sola occhiata attraverso lo schermo.
Il bello è che ho iniziato a consultare blog in francese piuttosto presto (grazie a nebulose reminescenze delle scuole medie), ma questo l'ho trovato solo poche settimane fa, attraverso un blog portoghese (pensa te!! W la multiculturalità dei foodblog!). Sono rimasta totalmente affascinata dai suoi dolci senza rimorsi, dalle sue torte salate originali, dai colori invitanti dei suoi piatti. E... che foto!
La cosa folle è che almeno due-tre combinazioni che mi erano venute in mente per dei dolci (e di cui andavo molto fiera) le ho ritrovate praticamente tali e quali sul suo blog... Cavolo!
Ma non si può averne a male con Eryn. Uno sguardo al suo Dyamite ed è tutto perdonato.
Nel Dynamite c'è anche la ricetta di un fantasticoso caramello al cioccolato, che non potevo assolutamente perdermi.

Con il caramello ho un rapporto strano... Ho sempre paura che si bruci da un secondo all'altro, così mescolo prima del dovuto e mi viene un mega sciroppone, che poi si asciuga di nuovo formando una lastra diamantina di zucchero sul fondo della padella. A questo punto mi impongo di non toccarlo più finché non sia tutto completamente sciolto, qualunque cosa accada.
Soffro, guardando lo zucchero che si caramella sui bordi diventando sempre più scuro. Quest'odore... Bruciato??
Di nuovo non resisto e riprendo a mescolare vigorosamente. Ed ecco il doloroso perché di quei grumi croccantelli di zucchero che non se ne vanno neanche ad implorare in aramaico.
(Tra l'altro, la prima volta che ho preparato il caramello, assolutamente non conscia delle temperature che può raggiungere quando bolle allegramente, me ne sono versata un po' sul dito per assaggiarlo.
La vescica conseguente mi ha fatto compagnia per oltre dieci giorni.
Ma questa è un'altra storia... :) )

E insomma mi sono innamorata di questa crema mou. Poi ho pensato che finalmente le rose del mio giardino sono spuntate, e che è un delito lasciarle là a seccare senza azzannarle neanche un po'.
Cioccolato e rose... Mmmh! E perché no!!

Per un bel barattolone di crema (ricetta di Eryn modificata a piacere, causa aggiunta di aroma alle rose)
240 ml panna intera (altrimenti non viene lucida)
250 g zucchero
3 cucchiai di acqua di rose
25 g burro
40 g cioccolato fondente (ma io ho usato quello al latte che si annoiava da un po' nel frigo)
più altri due cucchiai di acqua di rose
Intanto, facciamo l'acqua di rose (inventata di sana pianta). Questa va fatta il giorno prima.
5 rose
acqua q.b.

Sfogliare i petali e sciacquarli con cura. Asciugarli e metterli in un piatto, con tanta acqua da coprire i petali ben schiacciati (massimo 7 cucchiai di acqua). Coprire con un piatto e poi con un peso e lasciare là a meditare per una notte.
Il giorno dopo, trasferire il tutto in un pentolino a fuoco basssssissimo e lasciar bollire per qualche minuto.
Filtrare il "succo di rose" e passare i petali nel passaverdure, tanto per assicurarsi che un po' di olio non sia rimasto là.
Mettere tutto il liquido in un bicchiere et voilà! Acqua di rose by Rosmarina.

Passiamo al caramello, va'!
Mettere a caramellare in un pentolino lo zucchero con i 3 cucchiai di acqua di rose. Non Mescolatelo eh, mi raccomando (vedi sopra).
Quando si è sciolto a sufficienza, mescolare per eliminare eventuali grumi poi togliere dal fuoco.
Versarvi subito, a filo, la panna bollente (proprio caldissima, se no avrete una piccola eruzione di caramello in cucina). Attenzione, a filo. Io l'ho versata tutta in una volta e l'eruzione l'ho avuta uguale, anche se la panna era bella bollente :P. Devo ammettere che è stato piuttosto divertente assistere ad un'esplosione mou-gmatica dal vivo, ma purtroppo ho pagato il mio interesse geologico con dei mega grumazzi di caramello che non si scioglievano nella panna.
Rimettere il tutto sul fuoco e mescolare vigorosamente per eliminare i grumi di zucchero eventualmente formati. Remuer finché la crema non si ispessisce, direi 5 minuti.
Versare la crema in un barattolone sterilizzato, tenendone un po' da parte per papparvela subito :P

giovedì 28 maggio 2009

BUON COMPLEANNO con torta dei desideri!


Il 16 maggio ha girato la diciannovesima boa la mia amica per antonomasia Elena, la mia compagna, la mia sorellina, la mia confidente, la mia ex-procuratrice di versioni di greco bell'e fatte (prima che diventasse una nullafaciens come me!). Ci conosciamo dalla prima media e da allora non ci siamo più mollate, neanche per andare alle superiori :) Nell'ultimo periodo poi, causa crisi di mezza età da raggiungimento anagrafico della maturità, stiamo regredendo da morire alla prima pubertà e ci divertiamo sempre un sacco, tipo tirando di scherma in primo banco con delle spade di carta lunghe cinque centimetri (stamattina).

Inutile dire che con la mia futura architetta bionda tante ne ho passate e tante ne passerò, e che questo è già di per sé motivo sufficiente per regalarle una cioccomarmecrostata di 26 cm. di diametro, anche se non ha voluto né festa né regalo >:(.
Cause di forza maggiore mi hanno portata in Sicilia nel fatidico weekend del 16, ma la settimana dopo mi sono rinchiusa in cucina e ho prodotto. La mattina dell'indomani, convocata la Elena, si è proceduti all'assaggio.
Ok, non è stata ciò che si dice perfetta (ho cotto la frolla un quarto d'ora più del necessario e quella stupiderrima crema al cioccolato non mi si è addensata neanche in freezer!!), ma l'assieme mi ha convinta!
Alla Elena poi è piaciuta da morire; ci ho messo tutto ciò che adora: mele, cocco e cannella (se si pronuncia la parola "cannella" davanti a lei, diventa strana: si copre la faccia con le mani, ti pianta gli occhi in faccia e, con una voce serissima, ripete: "Io ADORO la cannella. La ADORO.")

La ricetta della crema al cioccolato viene dal blog di Sigrid, ma l'ho fatta velocemente, senza rispettare molto i vari passaggi, e mi è venuta troppo "mosciosa". Voi seguite il Cavletto come un'ombra e nn avrete problemi :)
Per la frolla, passate da Foodbeam: che blog marvailleuse!! In questo post Fanny, oltre a dare una ricetta bijou per la frolla, mostra il procedimento passo per passo con delle foto strepitose. Sbagliare è impossibile! Vi verrà una frolla perfetta (se non la cuocete per 40 minuti, certo =_=). Poi Fanny è pasticcera ed ex allieva di Pierre Hermè; direi che c'è, più che da fidarsi, da gettarsi tra le braccia del suo blog a peso morto.

Per la frolla
150 g burro a temperatura ambiente
95 g zucchero a velo
30 g farina di mandorle
1 baccello di vaniglia
1 uovo
250 g farina
1 pizzico di sale

Con un mestolo o il mixer per torte battere il burro finché non diventa cremoso. Aggiungere nella ciotola lo zucchero, i semi di vaniglia raschiati e la farina di mandorle. Togliere le fruste. Aggiungere velocemente, lavorando con una spatola, la farina, solo finché viene incorporata. No matter se l'impasto è tutto sbricioloso: è giusto così. Se lo lavorate eccessivamente, il burro si scioglie e ciao croccantezza.
Stendere l'impasto sul tavolo e amalgamarlo molto velocemente. Formale una palla e porla tra due fogli di pellicola, stenderla e mettere in frigo per due ore se la usate in giornata. Può stare in frigo fino a due giorni ed essere congelata per un mese (così dice Fanny). Se la congelate, basterà toglierla dal freezer e metterla in frigo il giorno prima dell'uso.

Per la purea di mela
Sbucciare due mele e tagliarle a pezzetti sottilisottili. Metterle in una padella con il succo di mezzo limone e una stecca di circa 4 cm. di cannella polverizzata alla bell'e meglio. Coprire con il coperchio e lasciare a stufare sul fuoco dolce per 5-10 minuti. Togliere il coperchio e aggiungere, se necessario, un po' di limone. Cuocere finché non è cotta (un quarto d'ora, forse?).

Per la crema al cioccolato bianco e cocco
Cavoletto con dosi dimezzate, cioccolata bianca al posto della fondente e latte di cocco al posto del vaccino. E, se la volete proprio Coccolosa come noi, 3 cucchiai di farina di cocco.

Ora togliere dal frigo la frolla. Metterla tra due fogli di carta forno e stenderla in un cerchio dal diametro circa 4-5 cm. maggiore rispetto a quello della vostra tortiera (imburrata e infarinata, eh!).
Stendere la pasta nella tortiera e infornare a 180 gradi per 20 minuti coperta da un foglio di cartaforno pieno di legumi secchi.
Togliere dal forno e levare i legumi e la carta forno. Proseguire la cottura per altri 5-10 minuti, finché non diventa di un simpatico colore dorato (non di un consunto marroncino come la mia).
Lasciar raffreddare nello stampo per una ventina di minuti.

Per il disco cioccoloso e il resto della composizione
cioccolato fondente (quanto?... ...non mi ricordo... Forse due tavolette!)

Sciogliere il cioccolato a bagnomaria e spennellarlo sulla frolla fredda e sformata su un piatto per torte.

Poi versare la purea di mela fino a metà altezza della torta; infine, aggiungere la crema al cioccolato e lasciar freddare in frigo per una notte.

Per la decorazione
ho tostato in padella un po' di cocco grattuggiato e ho polverizzato grossolanamente della cannella in stecche.
Auguri Elena mia! Un bacio!

martedì 26 maggio 2009

Marmellata rose gialle, mele e caprifoglio

Una volta scoperto, su Meringheallapanna, che il caprigoglio è commestibile, chi mi ferma più. Ho pensato a questo abbinamento ed è venuta molto bene! Questi tre sapori legano benissimo.
E' la prima marmellata che faccio. L'uomo delle marmellate a casa è mio padre. Il procedimento è un po' particolare, l'ho trovato su Internet. Ora non ricordo dove, sorry...
Comunque... è buona! :)

30 g petali di rosa
200 g mela (1)
20 g fiori di caprifoglio
150 g zucchero (io h usato quello di canna, per questo la marmellata è scuretta!)
ca. 2 bicchieri di acqua
mezzo lime

Mettere i fiori e i pezzi di frutta a macerare nel succo di lime (con pure la scorza grattuggiata, va').
Dopo un quarto d'ora trasferire la poltiglia su fuoco basso, e mescolare finché non cuoce, aggiungendo quando serve l'acqua. (Mi ci è voluta una mezz'ora, penso.)
Passare il composto con il passaverdure; rimettere sul fuoco con lo zucchero. Mescolare finché, mettendo una goccia di marmellata su un piattino freddo, la goccia non scivola.
Versare in vasetti sterilizzati e via in dispensa. O in frigo, se la mangiate velocemente! (Con queste dosi viene un vasetto piccolino.)

E questa ricetta va lesta lesta al concorso di Virginia!

mercoledì 20 maggio 2009

Le mie Paste di Mandorla: Fiori d'Arancio e Lavanda

Quando ho fatto quei biscotti mi sono ritrovata tra le mani l'albume avanzato, già usicchiato per incollare ai sablés i fiori di lavanda.
Qualche fiorellino c'era rimasto dentro :P e l'albume, dopo una notte in frigo, era diventato molto profumato. Ho pensato che sarebbe stato un malvagio spreco buttare il profumato insieme.
Le paste di mandorla sono la soluzione più semplice e al contempo più deliziosa che conosco per utilizzare gli albumi avanzati. Ed ecco questi biscottini, preparati in mezz'ora... Cottura compresa!

>Momento Flashback<
Per me è strano mangiare paste di mandorla qui in Veneto, anche se a sfornarle sono io in persona. Per me le paste di mandorla, come i cannoli, le granite al cioccolato con panna e brioche, i panzerotti... sono tutti parte della Sicilia, e della Sicilia soltanto.
Quando addento un cannolo alla ricotta i miei occhi vedono giallo, vedono il colore profondamente biondo della Sicilia di metà luglio, quando tutto è secco e intensamente asciutto.
Quando sento l'odore dolce dello zucchero a velo che ricopre le paste di mandorla unendosi al loro profumo un po' asprigno, sento il caldo sulla pelle, sento le cicale che cantano forte al Poggio 'Mpisu, sento quel senso di noia e gioia al tempo stesso, che mi accompagnava da piccola durante le vacanze a Vizzini. Questo sono per me i dolci della Sicilia interna.
Sono un modo diretto e sanguigno per entrare in contatto con la mia "sicilianità", che è abbastanza sopita in una ragazza con forte accento veneto e solo il colore olivastro della pelle a testimoniare della mia origine.
Sono orgogliosa di queste origini, di appartenere con i miei geni ad un popolo generoso e forte, che vive con intensità e passione, sostenuto da migliaia di donne di ogni età dotate di potenza e carisma... Formato da persone che ti fermano con un sorriso per strada per dirti che gli piace la tua maglietta, come mi è successo pochi giorni fa :).
Last but not least, formato da gente che di tutte le sue dolorose occupazioni straniere ha preso anche quanto c'era di positivo... Ad esempio, i dolci alle mandorle. :)

-Questa ricetta la dedico a una mia amica sicilianissima, una simpaticissima ragazza di Palagonia che da grande farà la primaria :P Uè ciao Luana!! Spero che ora sia tutto okkk e che ai tuoi bimbi questa ricetta piaccia... Anche se probabilmente hai uno stuolo di parenti che le sanno fare molto mglio di me! :P-

Per una dozzina di paste di mandorla
1 albume
80 g zucchero semolato, o un po' di più, a piacere... comunque tutta la ricetta è molto "a occhio"
150 g farina di mandorle
1 cucchiaio acqua di fior d'arancio
2 pizzichi di fiori di lavanda secchi
zucchero a velo q.b.
(se vedete le mie paste un po' tendenti al verde, è perché mi avanzava da tempo immemore della farina di pistacchio e già che c'ero ho aggiunto pure quella...)

Impastare tutti gli ingredienti fino a formare una pasta morbida e ancora un po' appiccicosa (poco eh!! Non deve incollarsi irrimediabilmente alle dita).
Formare delle palline della forma desiderata, passarle nello zucchero a velo e disporle sulla teglia coperta di carta forno (non so come ho fatto, ma io ho dimenticato di metterla... :P), schiacciandole un po' con l'indice. Tenete conto che in cottura gonfieranno.
Infornare a 180 gradi per circa un quarto d'ora. Devono essere solo leggermente brunite ai bordi; quando le sfornerete saranno abbastanza molle, va bene così; si solidificheranno dopo.

Togliere le paste dalla teglia con una... come si dice?... quella cosa piatta che si usa anche per girare le frittate... vabbe', si è capito!! :P
Si conservano per molto tempo in una scatola di latta.
Se volete che sopravvivano alla notte, fatene quantità significative, triplicando e oltre le mie dosi.

Con questa ricetta partecipo al concorso di Un Tocco di Zenzero, sezione La Cucina dei Ricordi!

sabato 16 maggio 2009

I miei primi Bicchierini, la mia Prima Volta con Fragola e Basilico, e un po' di patriottismo, dai

...Ci si chiederà: il patriottismo dove sta?
Il patriottismo invero è per chi ha lo sguardo acuto: se strizzate gli occhi e vi concentrate noterete che la mousse più sotto è di un timidissimo verdolino... Che poi col rosso delle fragole e il bianco del cioccolato..... Ecc ecc ecc.
La foto è stata un'epopea, ovvero ne ho fatte SESSANTASETTE; e avrei continuato eh... Solo che il sole mi aveva fatto ciao-ciao e se n'era andato a nanna dietro ai colli!! :P
Dopo un pomeriggio di dura posa in posizioni assurde per cercare di nascondere le ombre, rendere la prospettiva, sfocare lo sfondo ecc ecc non posso che sentirmi intenerita di fronte all'ancor maldestro frutto dei miei sforzi...
Ma mi migliorerò!! (Proprio come dovevo rifare questo cake rendendolo irresistibile..... Ma vabbe', non si sa mai che la voglia spunti fuori all'improvviso!)
Che poi ora che ci penso ieri, quando ho fatto questi dolci affarini, sono pure uscita col mio bolide in mezzo alla bufera per correre a comprare i bicchieri! (Leggasi: Sono andata al supermercato [a 3 km da casa] in motorino, mentre scendeva un sottilissimo velo di pioggia :P) (Già, sembra incredibile ma a casa non avevo neanche due bicchieri uguali che fossero Normali, non opachi, colorati, sfaccettati.) E la voglia di fare questo dolce fu tale da scuotermi dalla mia proberbiale pigrizia!! Quasi da mettere in conto a Sant'Antonio, questa...

In fin dei conti questi bicchierini sono stati un vero parto, tra preparazione, foto e tutto il resto (che sarebbe...? Non si sa), ma Acciderbole se ne è valsa la pena! Sono veramente Squisiti... Questo abbinamento che ho visto tante volte sui foodblog mi ha soddisfatta anche oltre le (alte) aspettative!

And special thanks to:

Alex's Bicchierini di Fragole e Basilico, e per l'idea dell'abbinamento pincipe di questa preparazione, e per la genialata dell'aggiunta di un sapore "agrumoso", e per la pressoché identica forma dei nostri bei bicchieri :);

Tuki's Gelée di Fragole & Chantilly al Cioccolato Bianco. C'è poi da dire che mi sono ispirata ai suoi bicchierini per l'alternanza mousse-gelatina-mousse, e che ho osservato intensamente per 10 minuti buoni la sua foto per cercare di carpire sciamanamente un po' della sua bravura fotografica.....

Bene, cominciamo!

Per 4 bicchieri medio-grandi (ma è mooolto meglio usare 6-7 bicchieri piccoli... Non è fatto d'aria, questo dolce :P)
Partiamo con la Panna Cotta al Basilico
500 g panna fresca (ieri con un gesto molto liberatorio ho buttato nel gabinetto il mezzo litro di terribile panna vegetale che mi era rimasto, e sono andata a comprare un bel litrozzo di panna grassosa, lattosa, schietta e colesterolica. Oh là!)
2 cucchiai di zucchero di canna
10 g colla di pesce
15 foglie di basilico a foglia larga (quello comune, insomma)
1 cucchiaio zucchero di canna
succo di limone q.b.
Facile: scaldare sul fuoco la panna con i due cucchiai di zucchero finché non arriva quasi a bollore; aggiungere la gelatina già ammollata in acqua fredda e girare velocemente finché non si scioglie.
Togliere dal fuoco.

Ora, per il basilico... Ecco qua la mia idea: l'ho frullato il più possibile con il limone e il cucchiaio di zucchero, ottenendo una specie di pesto dolce "annegato" nel limone (mi pare di averne usato uno intero, o quasi).
Ho filtrato il pesto il più possibile con un colino, spremendo quanto potevo, e ho unito il "succo" ottenuto alla panna cotta, che ha assunto il su visibile timido verdolino. Ovviamente, se desiderate un colore più deciso, basta aumentare il numero di foglie di basilico e il succo di limone, ma occhio che se le dosi di "succo di basilico" diventano ingenti conviene aumentare un po' anche la gelatina (direi di altri 2,5 g).

Proseguiamo con la Gelatina di Fragole,
che mi mangerei a cucchiaiate.
250 g fragole tagliate a pezzetti
1 cucchiaio zucchero di canna
5 g colla di pesce

Frullare fragole e zucchero. Riscaldare due cucchiai di purea e unirvi la gelatina già ammollata, mescolando finché non si scioglie. Unire al resto della purea e lasciar freddare fuori dal frigo.
A questo punto, se la mousse al basilico ha raggiunto la temperatura ambiente, si può partire a mettere il primo strato nei bicchieri. E' facile: riempire i bicchieri a un po' meno di metà, fino ad esaurimento mousse ^_^
Ora, enwrapparli in pellicola da cucina (constato come sia preferibile coprire l'intero bicchiere con la pellicola, non solo il collo. Io ho coperto solo la parte superiore e la superficie esterna si è ghiacciata, tolti dal freezer i bicchieri erano tutti acquosini fuori...) e metterli nel freezer per mezz'ora buona.

[Thirty minutes later] Bene! Ora bisogna verificare se la panna si è solidificata del tutto. Se la risposta è: Sì, allora si può procedere a versare uno strato di gelatina, ri-pellicolare tutto e mettere in freezer per altri 20-30 minuti. Se invece No, aspettare altri dieci minuti, altrimenti vien fuori il disastro. Come il mio povero primo bicchierino, vittima sacrificale della mia inesperienza e grande assente nella foto. Amen.

E concludiamo con: La Chantilly al Cioccolato Bianco di Tuki!
(questa vi avanzerà... Viene fuori un quinto bicchiere solo di questa mousse. Se non ve la sbafate subito, certo!)
150 g cioccolato bianco (ieri al supermercato mi è toccato comprare l'unico che c'era, quello della Nestlè, ma voi magari evitate...)
300 g panna fresca

Sciogliere a bagnomaria il cioccolato.
Semimontare la panna (aah, che bello vedere una panna vera, che per montare ci mette cinque minuti e non venti secondi come la Hoplà... Non si faceva neppure in tempo a girarsi che... Hoplà! [per l'appunto...] Era montatissima e perfetta, con certi picchi tipo Dolomiti innevate! Devo dire che il fatto un po' inquietava! Mamma mia, se penso a tutte le schifezze che ho ingerito con quella panna...) e aggiungerne due cucchiai al cioccolato, girando forte. Unire il resto della panna con cautela, servendosi di una spatola di gomma o di un cucchiaio di legno.

Se il tempo è giunto (alias: se la gelatina è bella solida), togliere i bicchieri dal congelatore e riempirli fino in cima di mousse al cioccolato. Decorare con fragole, pesto dolce di basilico e scorze di limone grattuggiate e servire subito.
Oppure, se fate come me, congelare (senza dimenticarsi di chiudere ogni bicchiere con la pellicola) per tutta la notte; togliere dal freezer due ore prima di servire e decorare in tutta fretta mentre dal soggiorno chiamano dessert a gran voce.

Con questa ricetta partecipo a questa figata di concorso!!

martedì 12 maggio 2009

Biscotti Olio d'Oliva, Miele d'Arancio e Fiori di Lavanda

Cosa si fa, quando si ha tra le mani una manciata di profumatissimi fiori di lavanda?
Quando non si ha intenzione di usare né burro, né zucchero?
Quando, come un flash, viene in mente come legano paradisiacamente l'olio di oliva e il limone?
Quando si viene colpiti dal pensiero che nei saponi fatti a mano con l'olio d'oliva, in Sicilia, spesso l'aroma che gli si abbina è per l'appunto la lavanda?
Ovvio: dei sablés...

Per una dozzina di biscotti dal diametro di ca. 10 cm.
350 g ca. farina 00
100 g olio e.v.o.
100 g miele d'arancio
1 tuorlo
2 cucchiai di latte
1/2 limone, succo e buccia grattuggiata
Dimenticavo... Fiori di lavanda a piacere!
e zucchero semolato e albume quanto basta

Impastare tutti gli ingredienti fino ad ottenere una pasta non "sticky". Stenderla a circa mezzo centimetro e ritagliare i biscotti (io l'ho fatto con un bicchiere, non ho i coppapasta :( a proposito, sono alla disperata ricerca di coppapasta per una ricettina che ho in testa... Nessuno sa dove potrei trovarne nella zona di Padova?)
Stendere della carta forno su una teglia (io l'ho dimenticato... Ma possibile?! :P), passare i biscotti nello zucchero semolato. "Pucciare" le dita dentro all'albume che è avanzato, e con le dita così collose attaccare i fiori di lavanda ai biscotti. Infornarli a 180 gradi per un quarto d'ora-20 minuti (devono essere dorati).

Davvero, davvero, davvero profumatissimi... Li rifarò senz'altro, magari sostituendo al miele (che copre forse troppo gli altri sapori... Ma sono opinioni personali) lo zucchero di canna.

lunedì 11 maggio 2009

Torta Cappuccino e Cioccolato (per la festa della mamma che non si fa mancare niente)

Ecco cos'è nato ieri per mia madre. Lei adora il caffè, era da un sacco che volevo fare una torta dal sapore "cappuccino", il cioccolato per tre quarti della famiglia è d'obbligo... Cosa poteva venir fuori se non questo dolce? Bbbuonissimo... Purtroppo non bello, ed è per questo che le foto ne nascondono completamente la natura :P

Per la torta Ciocco-Caffè
3 uova
50 g cacao amaro
200 g farina
2 tazzine caffè amaro
150 g zucchero di canna
40 g panna
60 g latte condensato
80 g olio vegetale
30 g latte
2 cucchiaini caffè solubile
1/2 bustina cremor tartaro + 1 cucchiaino di bicarbonato

Montare le uova con lo zucchero per 12 minuti circa, setacciarvi sopra con delicatezza gli ingredienti secchi (amalgamandoli al composto con una spatola), e, quando il composto comincia a diventare troppo denso, aggiungere mano a mano gli igredienti liquidi.
Versare la pasta in una tortiera piccola piccola (20-22 cm. di diametro) e infornare a 180 gradi per 35-40 minuti.

Per la Mousse Lattosa
120 g panna liquida
200 g panna montata
150 g latte condensato
2,5 g gelatina

Sciogliere la gelatina (precedentemente ammollata in acqua fredda) con tre cucchiaiate della panna liquida. Attendere qualche minuto che raffreddi, unirla alla restante panna liquida, poi al latte condensato e infine incorporare la mousse alla panna già montata.
Raffreddare per un'oretta in frigo.

Per la banda di cioccolato bianco
e per capire come usarla per decorarvi la torta guardate come si fa in questo bellissimo blog.

Composizione
Ho tagliato la torta a metà, l'ho infilata nel cerchio apribile della tortiera, spalmata di crema lattosa, ricoperta della seconda metà (meno spessa di quella inferiore) e ho trasferito il tutto a condensare in frigo per un'ora.
Poi ho tolto dal frigo, rimosso il cerchio e decorato con la banda di cioccolato. Sopra, un po' di mousse avanzata (liquefattasi con la spintarella di un po' di latte).
........'na vera delizia!!

Ps. Questa torta, grazie al latte condensato, immagino, anche dopo due giorni in frigo si mantiente morbidissima... Babba bia!!! XD

sabato 9 maggio 2009

Rinnego ufficialmente la Panna Vegetale (INDUSTRIALE)!

Un paio di giorni fa ho letto da Salsadisapa che la panna vegetale è un prodotto di scarsa qualità, perché utilizza grassi idrogenati. Dato che in quasi tutti i post in cui ho scritto la parola "panna" questa era seguita dalla specificazione "vegetale", mi sono sentita abbastanza una scema ad aver pubblicizzato con barbaro orgoglio qualcosa di dannoso... Così oggi pomeriggio mi sono informata.
Devo dire che il dubbio sulla insalubrità di questo prodotto poteva pur venirmi, dato che è ovvio che la panna per montare ha bisogno di grassi, e che i grassi si trovano negli animali, non nelle piante... (Stesso pensiero che fugace mi attraversa la mente tutte le volte che mi ritrovo davanti al fornello a sciogliere della margarina per un dolce...) E allora, visto che non ho mai sentito dire a nessuno "Devo andarci piano con le zucchine!", da dove mai verranno questi grassi "vegetali"? Che vengano, ad esempio, dal grasso degli oli di semi?
Ecco cosa dice a tal proposito Wikipedia:

"[L'idrogenazione] è una reazione dalle numerose applicazioni, specie nel trattamento di oli e grassi nell'industria alimentare; attraverso una parziale idrogenazione gli oli vegetali, normalmente liquidi, vengono convertiti in grassi solidi o semisolidi (come ad esempio la margarina)."

Dal forum di ZeusNews:

"L'idrogenazione porta i grassi insaturi (diciamo più desiderabili in prima approssimazione) sotto forma di saturi. In linea teorica niente di male, peccato che:
1) la saturazione non è mai completa. In seguito al processo si generano dei grassi insaturi riarrangiati in configurazione trans. La quota non è trascurabile e questi grassi sono non fisiologici: all'uomo mancano gli enzimi per metabolizzarli (quelli insaturi fisiologici sono solo cis) quindi a meno di non essere eliminati, una volta assimilati si accumulano nell'organismo sia nei depositi lipidici, sia nella membrana cellulare sotto forma si fosfolipidi, andando a sostituire progressivamente quelli fisiologici. Il risultato è una alterazione della permeabilità cellulare e dell'elasticità dei tessuti. Sono a loro imputate (almeno in parte) diverse malattie cardiovascolari e degenerative.
2) Nella idrogenazione si parte da oli vegetali di scarsa qualità e di basso costo. Ad esempio palma e cocco che sono tra quelli vegetali che contengono già in partenza la maggior quantità di grassi saturi a lunga catena (i più dannosi).
3) L'idrogenazione può lasciare residui di metalli pesanti utilizzati come catalizzatori del processo: rischio di sensibilizzazione e allergie"


Eeh?? Ma che, stiamo a scherzà? "Residui di metalli pesanti"? L'olio di palma, che persino io, che in queste cose sono ignorante da paura, so che è iperdannoso e che la sua estrazione è quanto di più inquinante ci sia? (Per saperne di più sull'olio di palma vi rimando al sito della Lush, la prima azienda cosmetica ad averlo eliminato dai propri prodotti, e qui).
Questa panna comincia davvero ad inquietarmi... Volendo dirla tutta, come ho letto in un forum di cucina, non è nemmeno veramente vegetale: contiene le proteine del latte! Quindi se qualcuno la acquistasse perché allergico ai latticini, comunque riceverebbe una fregatura...

Dalla approssimatività delle mie parole si sarà capito che, mentre in classe l'anno scorso si faceva chimica, io dormivo. Quindi, fino all'altro giorno, la parola "vegetale" accendeva subito in me una rosea illusione di leggerezza, di salubrità e di tante cose belle che avrebbero permesso anche a mio padre (che nei confronti del colesterolo ha un'ordinanza restrittiva di un migliaio di chilometri) di gustare le mie ricette.
E, soprattutto, pensavo che il ribrezzo, di cui ho tante volte letto in blog di cucina, nei confronti di margarina e panna vegetale, fosse dettato non da motivazioni salutiste ma da elitarie prese di distanza da prodotti non "di prima scelta".
Ma, mea culpa, sbagliavo. Se per mangiare qualcosa con pochi grassi si finisce per ingerire schifezze, meglio non mangiarla proprio.
Che mi serva da lezione: pensare ingenuamente che l'aggettivo "vegetale" in cucina implichi sempre e comunque genuinità, oppure, peggio ancora, ritenere candidamente che un grasso "idrogenato" sia meglio di uno "non idrogenato" (questo il mio scientifico ragionamento: in "non idrogenato" c'è questa negazione, queste tre letterine che evocano sempre mancanza di, quindi difetto rispetto a) è pura ignoranza, che, lo confesso, non mi ero mai curata di sanare.
E dire che ho iniziato a cucinare ispirandomi a blog vegetariani o addirittura vegani, dove la parola d'ordine è: Genuinità!
Penso che la genuinità degli ingredienti sia un problema che riguardi tutti, non solo chi sceglie di mangiare in modo più naturale eliminando i prodotti animali. Quindi tutti dovremmo preoccuparci di leggere le etichette degli ingredienti, di capire che significano tutte quelle scrittine che cominciano con la E-...., di andarci piano con i coloranti.
Ecco le inquietanti parole che usa Wikipedia per spiegare cosa siano gli acidi grassi trans (responsabili della dannosità dei grassi idrogenati-mi PARE di aver capito...):

"Un acido grasso trans o informalmene grasso trans è un acido grasso insaturo, cioè contenente uno o più doppi legami di isomeria trans tra due carboni. Possiede in genere un punto di ebollizione e fusione più elevato rispetto all'isomero cis (l'acido grasso "buono", n.d.r[osmarina]) poiché la catena risulta più lineare.
Alcune ricerche hanno trovato una relazione tra diete contenenti molti acidi grassi trans e malattie coronariche e aterosclerosi. Nel 2002 l'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti raccomandò la totale eliminazione dalla dieta degli acidi grassi trans.

Molto spesso, durante l'idrogenazione catalitica dei grassi per renderli saturi, e quindi solidi (come per le margarine), alcuni acidi grassi non vengono resi tali ma rimangono insaturi, divenendo però isomeri trans, e quindi potenzialmente dannosi."


Comunque in un commento del sito L'Angolo di Lola ho trovato queste parole vagamente confortanti, e che sebrano provenire da una persona che se ne intende:

"[...] le industrie produttrici di grassi finanziano importanti progetti di ricerca interna per trovare alternative valide, nell'attesa che la legislazione europea si adegui agli standard americani, ben più severi al riguardo. Tutti nel settore sanno che è atteso un giro di vite, ma nessuno spinge perchè ciò accada velocemente. Tuttavia le industrie hanno già pronte le alternative, che compariranno sul mercato "magicamente", appena le restrizioni legislative le costringeranno ad adattarsi alle nuove normative."

E speriamo!!
Ho un altro litro (ebbene sì!) di panna "cattiva" nella dispensa, ormai la devo consumare e così sia, ma ho imparato la lezione e d'ora in poi starò più attenta a ciò che "trangugio"... Con tutte le cose che ho letto oggi pomeriggio (una su tutte: i nitrati aggiunti agli insaccati per dargli un colore più attraente), d'ora in poi sarò super schizzinosa :P Vorrebbero farci mangiare tante di quelle schifezze!!

Dal sito Albanesi.it:


"In genere quando una sostanza è tollerata dal corpo si fissano delle dosi giornaliere accettabili (per esempio per il dolcificante aspartame è di 50 mg/kg, per il vino un paio di bicchieri al giorno ecc.).Ebbene l'Institute of Medicine (IOM) of the National Academies of Sciences, Engineering, Medicine and Research Council americano ha proposto per i grassi trans un Tolerable Upper Intake Level (UL) di ZERO.
Una posizione meno drastica è supportata da altre associazioni americane. In particolare si può utilizzare la dose che può essere assunta attraverso un'alimentazione naturale che comprenda in misura corretta latte, latticini, carne (10% dei grassi saturi sul totale delle calorie) ecc. Tale dose di tutta sicurezza non supera lo 0,5% delle calorie giornaliere.Per un soggetto di 60 kg che assume 1.800 kcal/gg significa 1 g: basta una merendina ai grassi idrogenati per superarla, mentre occorrono circa 8 litri di latte intero! Come si vede quando la percentuale di grassi trans del cibo considerato aumenta considerevolmente (per esempio passando dal 2-3% al 30%) si sfora con grande facilità."

L'unico modo per tutelarci è: Arrangiarsi e non fidarsi ingenuamente di simpatiche pubblicità in cui su uno sfondo bianco una vasta gamma di persone sorridenti regge tra le mani una preparazione guarnita con massicce dosi di grassi vegetali idrogenati, tutte contente... (l'ingenuotta in questione che si è lasciata abbindolare dalla pubblicità della nostra cara panna Hoplà sono io....) E magari anche diffondere queste notizie, e magari attraverso questi link, dei quali i primi due mi sono stati segnalati dalla scrupolosa e gentilissima Sara (grazie!):

C'è panna e panna di Dario Bressanini (il suo blog è una meraviglia, fateci un giro);
Campagna contro i grassi idrogenati dal sito di cucina Cibo360;
qui ho trovato una notizia che sembrerebbe carina, ma, a questo punto, ci crediamo?...
leggendo qui (sempre Cibo360), mi sa che non ci conviene...

E ora, soddisfatta della mia rinnovata integrità morale, vado a studiare!

Ps. Come mi è stato fatto notare, non si può mai generalizzare! Pregasi leggere gli istruttivi commenti che seguono. Grazie Dora e grazie Ago!

mercoledì 6 maggio 2009

Lingotto Panna e Fragole-Cronaca di un Disastro Recidivo

A onor del vero, questo cake avevo già provato a farlo, con risultati sconcertanti:
-fragole scivolate tutte sul fondo dello stampo,
-cottura lunghissima (circa un'ora),
-metà dolce rimasto abbarbicato al suo metallico guscio fetale (che è sempre lo stampo).
Dopo la settimana canonica di lutto, ci ho riprovato, con oppurtuni accorgimenti e alcune modifiche agli ingredienti.
Macché!!
-E' stato in forno un'ora e venti,
-si è completamente sgonfiato,
-trasuda olio da tutti i pori, nonostante l'altra volta questo non sia successo (e ho diminuito le dosi dell'olio rispetto all'altra volta!!).
Insomma, peccato che il divertente concorso di Alex, Disaster Award, sia scaduto, altrimenti con questa mattonella avrei messo in serie difficoltà la vincitrice, Giovanna. :)
Allora perché metterlo nel blog, e non piuttosto occultarlo al mondo seppellendolo nella memoria della mia famiglia, magari per l'occasione sicilianamente omertosa?
Perché, nonostante tutto, è buono.
Assurdamente, caparbiamente, si ostina ad essere morbido e fragoloso.
Di certo non è il migliore dolce che abbia mai preparato, e non consiglio di proporlo ad una cena dove volete fare bella figura, ma con la sua consistenza pastosa male non è.
Ormai è guerra: devo rifarlo, la terza volta è quella buona, lo so.
Nel frattempo, camuffo pietosamente il disastro ribaltando il lingotto e ricoprendolo con zucchero a velo e fragole brinate.
Non contenta, gli schiaffo sopra anche una buona quintalata di Gelato alla Vaniglia. A questo punto tutti diranno: oooh, ma che buono, ma che bell'aspetto.
E' un piano perfetto, che appena scendo al piano terra attuerò.
Comunque l'innocente intenzione era di fare una morbida versione cake delle classicissime coppette di fragole marinate nel limone con zucchero e un cucchiaio di panna. Il rum e il gelato poi vengon da sé (almeno, io li aggiungo sempre alla mia coppetta di fragole con panna).
Se volete avventurarvi anche voi nella preparazione di questo dolce, consiglio di ridimensionare pesantemente l'olio ma soprattutto la panna, facendone le veci con altro latte.

450 g fragole
80 g zucchero
2 uova
21o g panna
140 g farina 00
60 g frumina
120 g olio di semi
50 g latte
40 g Rum des Antilles
buccia e succo di mezzo limone
mezza bustina di lievito
un pizzico di sale

Tagliare a pezzetti le fragole pulite e asciugate, quindi infarinarle e metterle in una terrina (con questo passaggio si evita che i pezzi di frutta collassino verso il fondo dello stampo in cottura).
In una seconda terrina sbattere con una frusta a mano le uova con lo zucchero (solo un minuto, non devono montare), setacciare la farina con la frumina, il lievito e il sale, aggiungere i restanti ingredienti quando il composto diventa troppo pastoso e infornare a 180 gradi per un'ora e un quarto (sigh).

Questa è una promessa:
prima o dopo,
qui o in capo al mondo,
io renderò questa ricetta perfetta ed irresistibile!!

Per il momento servo questa torta (che, mettiamocela via, resta umidina, contrariamente alle mie intenzioni) con il gelato di cui sopra il link.

Gelato alla Vaniglia

...amo il colore giallino di questo gelato...
Oggi ho riesumato la gelatiera, inventandomi un gelato alla vaniglia a base di una sorta di crema pasticcera.
Non vedo l'ora che spuntino i fiori del mio giardino per potermi lanciare in sperimentazioni più ardite... Per il momento, restiamo sul classico.

310 g panna
1 tuorlo
80 g latte scremato
30 g zucchero di canna
1 baccello di vaniglia aperto e raschiato

Sbattere il tuorlo con metà dello zucchero.
Nel frattempo, scaldare il latte in un pentolino con il restante zucchero e la vaniglia in infusione. Quando bolle, versarlo nella ciotola con il tuorlo, e rimettere il tutto nel pentolino, mescolando finché il composto non veli il cucchiaio.
Aggiungere la panna fredda di frigo e versare la crema nel cestello congelato della gelatiera.
Azionare e lasciare agire finché il composto non congela e non raggiunge la consistenza desiderata (deve restare soffice-congelerà in frigo. Ah, se invece servite subito, fate rassodare per più tempo).
Trasferire il gelato in un recipiente tupperware o simili e congelare in freezer. Servire dopo un'oretta.

martedì 5 maggio 2009

La mia merenda: ovvero come usare la Nutella al Matcha in modo colorato e squisizioso... in 20 secondi.

(Foto presente anche su Flickr)

Il mio intento originario era di inventarmi una qualunque frolla al sapore di agrumi, cuocerla in certi deliziosi minipirottini metallici che per un gustoso errore mio papà ha comprato (gli avevo chiesto delle cocottine in terracotta........), riempire poi i gusci di Matchella, cospargere questa di pistacchi e guarnire con una bella fragolona.
Per non incorrere in nuove ed entusiasmanti ire di mia madre, che, vedendo la figlia stazionare in cucina da mesi e il girovita medio della famiglia allargarsi a ritmi esponenziali, sempre più frequentemente demanda a gran voce il mio ritorno a testa china sulla scrivania, ho deciso (con grande magnanimità, devo dire) di ridimensionare i miei deliziosi progetti, mantenendone però inalterata la struttura generale.
In termini più prosaici:

Ho tostato un fetta di pancarrè, ci ho spalmato sopra la Nutella Verde, vi ho poggiato una fragola e ho polverizzato il tutto con pistacchi di Bronte tritati.