sabato 31 ottobre 2009

E per Halloween, Muffins al Sangue!





La notte delle streghe............. Anche qui ci attrezziamo per accogliere spiriti e spiritelli, tutti indicativamente al di sotto dei 12 anni, quando busseranno alla nostra porta, al tramonto del sole! (........uuuuuhh!!)

Ho deciso di deliziarli con sapori decisi: zucca, castagne e sangue sono un abbinamento tipicamente autunnale e semplicemente perfetto; provare per credere.

Poi, niente burro, non molto zucchero e pochissime uova per un occhio anche alla linea. Ché anche gli spiritelli ci devono pur pensare.


Questi partecipano alla raccolta di Pandipanna.






Muffins con zucca, farina di castagne, nocciole e cuore di sangue





Pasta


600 g purea di zucca


600 g farina 00 autolievitante


90 g farina di castagne


2 uova


150 ml olio di girasole


75 ml latte scremato


2 cucchiai sciroppo d'acero


130 g zucchero di canna


2 cucchiaini estratto naturale di vaniglia


1 cucchiaino di sale


70 g nocciole





Cuore di sangue


200 g philadelphia


2-3 cucchiai yogurt greco (o yogurt intero naturale, o 1,5 cucchiai latte)


colorante rosso in gel SERIO q.b. (io uso il Decora. Perfetto!)


colorante nero in gel SERIO q.b.





Decorazione




colorante rosso in gel SERIO q.b. (...se non è un colorante SERIO, il risultato non sarà: nero/rosso; bensì: timido rosa/timido grigio. Esperienza personale! Il Decora l'ho comprato a Roma, da Partyworld. Lì ho trovato anche IL GLUCOSIO, che per me era diventato una chimera!!)


colorante nero in gel SERIO q.b.







Tagliare in 6-8 fette una zucca grande (quelle "da Halloween", per intenderci!), metterle sulla teglia coperta con carta forno, con la polpa rivolta verso l'altro, e infornare in forno caldo a 180° per 40 minuti.


Staccare la buccia e pesare 600 g di polpa; usare quella che avanza per un piatto salato (come ho già detto, con carote e zenzero è perfetta, sia nel dolce che nel salato!). Frullare i 600 g di polpa finché non diventa omogenea.


Sbattere in una ciotola grande le uova con l'olio, il latte, la vaniglia, lo sciroppo d'acero e lo zucchero di canna. Aggiungervi la polpa di zucca e amalgamare bene. Tagliare grossolanamente le nocciole e aggiungerle al composto.


In una ciotola ancora più grande, setacciare la farina autolievitante, la farina di castagne e il sale.


In un piatto, sbattere bene il philadelphia con lo yogurt. Colorare con i coloranti finché non diventa rosso sangue.


Versare gli ingredienti liquidi sulle farina e amalgamare velocemente con un cucchiaio di legno o una spatola, SOLO finché la farina non risulti assorbita.


Versare il composto, aiutandosi con un cucchiaio, per 1/3 dell'altezza di 18 pirottini medi (io uso le vaschette della Cuki), poi mettere un cucchiaino abbondante di formaggio, e coprire quest'ultimo con un altro po' di pasta (senza superare i 2/3 - o poco più - di altezza degli stampini.


Infornare in forno statico a 220°, sullo "scaffale" più basso (altrimenti scuriscono troppo), per 18-20 minuti. Per vedere se sono cotti infilare uno stecchino e assicurarsi che esca pulito; oppure, premere con l'indice sulla cupoletta del muffin: se, quando si toglie il dito, la cupoletta torna su, il muffin è pronto.





La decorazione: io uso sempre la Pasta di zucchero. Con quelle dosi viene fuori una quantità allucinante di pasta; io ne uso quanta me ne serve, avvolgo il resto in pellicola, lo infilo in una scatola di latta e poi in credenza. Si conserva per mesi. Ovviamente dopo pochi minuti di inattività si indurisce, ma basta scaldarla in microonde a potenza bassa per 10 secondi spaccati e torna perfettamente malleabile.


Ho fatto teschi, ossa e ragni (aggiungendo colorante nero), ritagliando con un coltello le figurine dalla pasta stesa (a mo' di pasta frolla), oppure modellando la pasta tra le dita, tipo pongo (per il ragno).


Ho applicato le figurine sopra ogni muffin e le ho attaccate con un po' d'acqua sul retro; poi, mi sono sporcata l'indice di colorante rosso e ho "insanguinato" sia le figurine che la superficie dei muffins.


Mi piace un sacco l'effetto sanguinolento, vedremo che facce faranno i fantasmini stasera! :)

martedì 27 ottobre 2009

Indignazione urgente


Ho postato solo l'altroieri, ma eccomi di nuovo qui. Non per una ricetta o un premio o non so che altro, ma per indignazione.
Non credo di essere mai stata vittima di plagio (ma chi può saperlo). Ma sono una foodblogger, e queste cose mi fanno ribollire il sangue.
A voi tutta la mia solidarietà.

Adriano denuncia un plagio gravissimo da lui subito; Lydia ricorda la ricetta che le è stata rubata; Artemisia Comina racconta della sua Madama Alticcia; anche Ivana dice la sua; Ornella, Paoletta e Laura esprimono la loro solidarietà.

Qui il famoso post di Stelladisale contro il plagio, con le segnalazioni dei siti "dalla mano lunga".

Ecco un'iniziativa a cui partecipare: fare tutti assieme e postare lo stesso giorno (l'8 novembre) la torta di Adriano, rivendicandone la paternità. Partecipiamo tutti!

Se qualcuno che passa se ne intende, vorrei chiedere come si può fare per tutelarci, almeno un po', da questo "copia-incolla" sconsiderato... Come funziona il copiright, eccetera eccetera eccetera.

Questo pensiero l'ho scritto su Facebook poco fa:

"BASTA con queste vigliaccate!!!!! Il plagio è sempre un reato, e poi è una questione morale... Come è vergognoso appropriarsi di una frase altrui, di un suo libro, di una sua canzone, così lo è farlo con le ricette... E invece quanto si guadagnerebbe in credibilità a CITARE l'autore di quelle frase, di quel libro, di quella canzone? E che bella figura si fa, a replicare la ricetta di qualcun altro, rendendo chiaro chi l'ha creata...
L'autore ci è grato perché gli facciamo pubblicità, i lettori del blog dell'autore visiteranno anche il nostro blog e apprezzeranno la nostra onestà, e così, in questa rete di gentilezze e di scambio reciproco, si crea una comunità... Rubando, si genera solo imbarazzo e indignazione. Da parte di tutti."

domenica 25 ottobre 2009

Un post... del cavolo!


Ok allora. Torno da una giornata alla Biennale e da conseguenti 7 ore id camminata quasi continua (hahahaa no, non sto esagerando! :P)
Ovviamente, a malapena capisco quello che scrivo, mi si chiudono gli occhi ecc. ecc.

Però! C'è un però. Domani, cioè, vabbe', tra un'ora e mezza, comincerà ad essere disponibile sul web Il libro del cavolo. Sìsì, proprio di quella cavoletta.
Ci sembra giusto festeggiarla, questa cavoletta. Il motivo? Ve lo espongo immantinente (parlo così quando sono stanca!). Sfido chiunque tra voi, foodblogger che leggete, a non trovare nel vostro blog almeno una ricetta "rubata", ispirata, suggerita, assaggiata dal Cavoletto di Bruxelles. Ma vi sfido proprio. Perché Sigrid è un'isitituzione. Perché il suo è praticamente il primo blog su cui si "inciampa", quando si comincia a girellare per il web in cerca di ricette. Perché non so nemmeno quanti bellissimi blog siano nati grazie all'ispirazione di quel simpatico loghetto verde. Perché quando ci si mette a sfogliare (virtualmente, almeno per la prossima ora e mezza - uhps, ormai dovrei dire: ora e 20) le sue ricette, possono passare 2 ore in un soffio. Perché riesce sempre ad essere così semplice e simpatica, in ogni intro alle sue ricette, che mette voglia di provare a fare e a mangiare qualunque cosa di cui stia parlando - cioè, io non sopporto i cavoletti di bruxelles, eppure eccomi qua, con tanto di cake salato ai cavoletti di bruxelles.

Sì, ecco: festeggiamo il Cavoletto di Bruxelles perché riesce, attraverso le sue pagine, a far trasparire l'immenso amore per il cibo che ci unisce tutti. Perché le foto di Sigrid fanno paura. E perché queste due cose assieme mandano in visibilio un foodblogger.
E insomma grazie, Sigrid. E in bocca al lupo da tutti noi! (E, c'è bisogno di aggiungerlo?, non vedo l'ora di averlo, questo libro del cavolo!!!! :) )

L'idea di fare i nostri complimenti a Sigrid "mettendo le mani in pasta" è della vulcanica Sara; probabilmente chi partecipa posterà domattina - io no perché sarò a lezioneeee! Shiii :) - quindi non saprei segnalarvi i blog e le ricette che aderiscono a questa, chiamiamola "Iniziativa", anche se è una parola grossa - insomma, a questo "In bocca al lupo, Sigrid!", ma non appena ne becco un po' metterò qui i link, nel caso vi interessassero un po' di ricette cavolettose!


La ricetta di base del cake viene da questo libro meraviglioso. (Compratelo, vi giuro che le due notti successive all'acquisto lo sfogliavo a letto a mo' di romanzo, sospirando e con un sorriso da un orecchio all'altro! :D) Io ho aggiunto cavoletti, pancetta, nocciole (intere + a farina) e curcuma, ma ci si può mettere sostanzialmente ciò che si vuole (be', magari con un po' di giudizio, certo - la scorsa settimana ho miseramente fallito tentando di mettere in questa ricetta di base: farina di mais, zucchine, tonno, sesamo, semi di papavero, gamberetti e anche qualcos'altro - ora non ricordo bene, certe cose è meglio dimenticarle :P), come ripete a più riprese la Ilona Chovancova.

Cake salato con cavoletti di Bruxelles, nocciole, pancetta e curcuma
130 g farina 0
50 g farina nocciole
3 uova
100 ml latte
100 ml olio (io ho messo quello d'oliva)
100 g provola affumicata grattugiata
1 bustina cremor tartaro + 1 cucchiaino bicarbonato / 1 bustina di lievito
sale
1 cucchiaino curcuma
60 g cavoletti
35 g nocciole intere
50 g pancetta tagliata a pezzetti

Sbattere le uova con l'olio, aggiungere il latte e il formaggio. Incorporare la farina con il sale, la curcuma, la farina di nocciole e il lievito solo finché non venga assorbita. Mescolare i cavoletti (precedentemente tagliati in 4 e fatti scottare in padella per qualche minuto), le nocciole intere e la pancetta; versare in uno stampo da cake di misura classica, imburrato e infarinato, e infornare a 180° per 50 minuti circa (con prova stecchino: se, infilandolo al centro del cake, ne esce asciutto, allora è pronto). Ilona consiglia di lasciar freddare completamente prima di sformare.

Delicioussssss!

venerdì 16 ottobre 2009

Yes, I baked!


Aderisco anch'io al World Bread Day, di cui avevo avuto notizia su Facebook un mesetto fa, e che fortunatamente il post di Sara mi ha ricordato.
Ho un sonno nemmeno lontanamente immaginabile (a ciò si collega la mia assenza dalla blogosfera di questo periodo, e le mancate visite ai vostri blog: scusatemi! Le lezioni sono cominciate e quando torno a casa alle 7 sono generalmente distrutta...
Poi non so perché ma, contrariamente al mio solito, faccio fatica a dormire. Cercherò di prendere il ritmo il più velocemente possibile!), quindi perdonate se non mi perdo in ciance: non vedo l'ora di farmi un paio d'ore di sonno.


Focaccia mediterranea rustica: ricotta, pomodori secchi e nocciole, con rosmarino e noce moscata


La pasta
60 ml olio e.v. di oliva
260 ml acqua tiepida
3 cucchiai ricotta di bufala fresca
1 cucchiaio sale fino
410 g farina integrale
60 g farina di nocciole
25 g lievito di birra fresco
6-7 fette di pomodoro secco tagliato a pezzetti

La "farcitura"
2 rametti rosmarino
2 cucchiai basilico secco (o fresco)
2 cucchiai erbe di Provenza
1 cucchiaino noce moscata
1 cucchiaio sale grosso
1 cucchiaino pepe nero
4 cucchiai olio di oliva
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida.
Mettere nel cestello della macchina del pane i 40 ml di olio, poi l'acqua, la ricotta, la farina integrale, quella di nocciole; poi i pezzi di pomodoro, il sale fino, le erbe di Provenza, il basilico, la noce moscata e 1 rametto di rosmarino tagliato a pezzetti.
Lasciare impastare per 30 minuti; la pasta deve essere morbida ed elastica, ma non appiccicosa.
Far lievitare nella macchina del pane (o nel forno a 50°, dentro ad una ciotola coperta con un panno) per 60 minuti. Deve raddoppiare di volume.
Stendere la pasta nella teglia fino all'altezza di circa mezzo centimetro; distribuirvi sopra il secondo rametto di rosmarino, lasciando le foglie intere, il pepe nero e il sale grosso.
Fare delle cunette della pasta con la pressione del pollice; irrorare la superficie con i 4 cucchiai di olio d'oliva.
Far lievitare in forno a 50° per altri 30 minuti; portare il forno a 220°, lasciandovi la focaccia dentro, e cuocere per 5-7 minuti.



Mediterranean focaccia: ricotta, dried tomatoes and hazelnut, with nutmeg & rosemary


The dough
60 ml olive oil
260 g lukewarm water
3 tablespoons fresh buffalo ricotta
410 g whole flour
60 g hazelnut flour
25 g fresh yeast
6-7 pieces of dried tomatoes, cut

"Stuffing"
2 rosemary sprig
2 tablespoon dried basil
2 tablespoon Provence herbs
1 teaspoon nutmeg
1 tablespoon salt in large pieces
1 teaspoon black pepper
4 tablespoon olive oil

Dissolve the yeast in the lukewarm water.
Add in the breadmaker the 40 ml of oil, then water, ricotta, flour, hazelnut flour; then tomato, salt, Provence herbs, basil, nutmeg and 1 sprig of rosemary, chopped.
Select the "Only knead" program, then press "Start".
Let the machine knead for 30 minuntes; the dough has to be elastic and soft, not sticky.
Let rise in the breadmaker (or in the oven, at 50°) for 60 minutes; it has to double in volume.
Spread the dough at 0,5 cm of height. Put on the second sprig of rosemary (let the leaves entire), black pepper and salt in large pieces.
Press the dough with your thumb in order to create some dimples on the surface.
Spill the olive oil on the focaccia.
Let rise in the oven at 50° for 30 minutes, then make the temperature arise up to 220° (let the focaccia in the oven, in the meanwhile temperature arises). Cook for 5-7 minutes.

I'm sorry for possible errors :P

lunedì 12 ottobre 2009

E finalmente: Clara's Scones!


Eccole qua, le prime delizie che abbiamo sfornato io e Clara, amica australiana di mia mamma, nel periodo in cui è stata ospite da noi.
Era la prima volta che li mangiavo e mi sono piaciuti molto; caldi, però. Una volta raffreddati si sono induriti... Il problema è che ho lavorato troppo la pasta. Come per i muffins, bisogna lasciarla grumosa. Poi, Clara mi ha suggerito che forse abbiamo messo poca panna (che ammorbidisce): vi do le dosi "aggiustate".
Si gustano con panna e marmellata (come marmellate io ho usato quella di mele e la composta di mirtilli avanzate dalla pie), o con burro e marmellata, o con panna e frutti rossi freschi, o come vi pare! ;)
Su Facebook, Laura mi ha parlato di una certa clotted cream (a quanto ho capito, una panna densissima) che lei si fa mandare dall'Inghilterra per poterla spalmare sugli scones, come si fa nei paesi anglosassoni. Quando si dice che una è foodblogger!... XD Adesso ho anch'io una voglia pazzesca di assaggiarla... Ma (per il momento?) mi sono limitata a umile panna semimontata.

Ah, la ricetta è genuinamente Clara's: mi diceva, assolutamente ad occhio, quanta farina aggiungere, mi intimava lo "stop!" mentre versavo il latte, e via così. Pesare in modo foodblogamente preciso tutti gli ingredienti è poi stata mia cura :)
Clara è veramente bravissima a cucinare, e se mi sta leggendo la ringrazio tantissimo per tutto quello che mi ha insegnato!


385 g farina 00 autolievitante
75 g burro
60 g zucchero semolato
1 uovo
60 g latte
4 cucchiai panna
2 cucchiaini estratto naturale di vaniglia
1 pizzico di sale

Ammorbidire il burro a crema. Unirlo in una ciotola con dentro la farina e il sale e mescolare con le mani, velocemente, finché non si formano dei "bricioloni".
Sbattere assieme l'uovo e lo zucchero, unirvi il latte, la panna e l'estratto di vaniglia.
Versare gli ingredienti liquidi nella ciotola della farina "imburrata" e mescolare molto velocemente e grossolanamente, solo finché la farina non assorbe il liquido. Il composto deve assolutamente restare grumoso, non diventare liscio, mi raccomando!
Il più velocemente possibile, stendere con le mani l'impasto a 2 dita di altezza, e tagliarlo con un coppapasta dal diametro di ca. 6-6.5 cm.
Disporli sulla teglia per biscotti (trucchetto: tutti attaccati, stile "Torta di rose", per dire; gonfiano meglio-ma non in una teglia rotonda per torte, non ce n'è bisogno).
Spennellarli con un po' d'uovo sbattuto con la panna (semplicemente, uso i rimasugli della ciotola dove c'erano gli ingredienti liquidi).
Un altro trucco: far scaldare il forno tantissimo, fino a 200-220 gradi. Infilarli in forno (lo shock termico, dice Clara, li fa alzare di più) e dopo due minuti abbassare la temperatura a 180° e cuocere per altri circa 12 minuti.
Infilare uno stecchino al centro di uno scone per accertarsi che l'interno sia asciutto...
E mangiare caldissimi spalmati, pannati, imburrati e fruttati come preferite!!
(Un altro trucco! Nel caso avanzasero, non lasciare freddare all'aria: avvolgere in un panno e infilare in un portapane o simili. Così manterranno la morbidezza.)

Clara, grazie ancora!! :))) Speriamo tutti di rivederti presto, magari in Australia, perché no :P

sabato 10 ottobre 2009

Post composito: una pie e l'Honest Scrap Award

Allora! Oggi ho tante tante cose da dire.
Prima coa: l'Honest Scrap Award!! Me l'ha passato Pata Pata... Grazie mille, che bello! Mo' lo faccio.
(Ah, ne approfitto per fare pubbliche scuse: ho ricevuto, gli scorsi mesi, alcuni premi che non ho postato... Mi dispiace, un po' mi è passato di mente, un po' ora non so dove ripescarli, un po' il computer dove avevo fatto la lista dei premi con le immaginette e tutto è a riparare da tipo due mesi, chissà se mai lo rivedrò! Mah! Comunque vi ringrazio veramente tanto per aver pensato a me, e vi prego di non offendervi se non li posto: mi fanno comunque moltisssssssssssssimo piacere; non per il riconoscimento in sé, ma per il loro simboleggiare l'amicizia tra blogger e la nostra comunwe passione: cucinare... e magnare! :DD)


Ebbene, andiamo a scoprire queste 10 COSE CHE NON SAPETE DI ME!

1. Da piccola avevo paura di Fantozzi.
Sì sì, Fantozzi, quel personaggio di Paolo Villaggio assolutamente innocuo e bonaccione.
Quando in tv facevano un suo film, ricordo che strillavo e mi nascondevo sotto il tavolo. Se possibile, scappavo dalla stanza.
Quello che mi inquietava maggiormente era aspettare il momento, e sapevo che sarebbe arrivato, in cui avrebbe fatto quella smorfia, sbarrando gli occhi e tirando fuori la lingua. Sotto, un'immagine esplicativa.

2. Fare la spesa è la mia croce e delizia.
Non importa se debba comprare 250 ml di panna al volo per fare un dolcetto, o se sia lì in macchina con i miei per dargli una mano con la spesa settimanale.
Se ho in mano una lista e nell'altra un carrello, divento micidiale.
Ecco una scena-tipo di come si svolge la mia incursione nel supermercato: girovagando felice tra le corsie (perché io sono FELICE quando sono nel supermercato) vedo tonnellate di cose che mi appaiono estremamente desiderabili, anzi!, necessarie al mio benessere e al mio equilibrio mentale; ad esempio crocchette alla farina di farro andiniana con pezzetti di formaggio di capra delle Andorre e olive peruviane, o tè nero cinese alla fragola, rabarbaro e frutti di bosco, con una nota di arancio, o crema di gorgonzola al granchio con accenno di pistacchio. Cose così, insomma. Generi di prima sopravvivenza.
Quando l'euforia consumistica si placa, mi metto in fila per la cassa. Se sono sola e devo tornare a casa in motorino, vado sempre alla cassa veloce, perché obiettivamente prendo meno di 10 prodotti (di più non mi sta sotto la sella!).
Sono felice e fiera di me, per essere riuscita ancora una volta a contenermi e a portare lì solo un terzo della roba che avrei voluto comprare.
Autocompiacente, mi guardo attorno, e vedo nella cassa vicina alla mia una signora con un carrello stracolmo di roba. La guardo con un sorriso di compassione. Chissà quanto dovrà pagare.
La cassiera le impacchetta tutto, riempiendo tre enormi sacchetti. Ormai sono in pena per la signora, e attendo spasmodicamente il verdetto della cassiera, che sta sommando i prezzi.
Mi immagino la signora con una famiglia numerosa, un marito disoccupato, costretta a versare metà dello stipendio in cibo per gatti e bistecche. Saranno 150, come minimo.
Povera signora.
"Sono 23 euro, signora, prego."
Spalanco così tanto le mascelle che quasi le sento scricchiolare. Ventitré euro?? Ma come cavolo ha fatto?
Nel frattempo, la mia cassiera mi ha impacchettato tutto. Mi richiama con un colpetto di tosse.
Mi giro, ancora stralunata.
Lei: "23 euro, ciao e grazie."
Guardo mogiamente il mio minuscolo pacchettino. Sembra un gioco da "Mamma casetta" per bambine. Poggio i soldi sul bancone ed esco, meditando sulla caducità delle ricchezze terrene.
(Episodio esemplificativo realmente accaduto)

3. Non mi piacciono moltissimo i dolci al (solo) cioccolato.
Eheh, questo non ve lo aspettavate, vero?
E invece è così, non mi piacciono. Soprattutto i gelati al cioccolato, proprio no.
Poi le torte e le mousses eccetera, da quando ho cominciato a farle io, mi piacciono molto di più; le trovo soddisfacenti. Ma molto di più se ben abbinate ad altri gusti, aciduli e delicati, come i frutti rossi, o il formaggio spalmabile, o gli agrumi.
Ecco, quando nei dolci è ben abbinata la cioccolata ha un (ottimo) senso, per me.
Altrimenti, è di gran luuuuuuuuuunga preferibile andare alla materia prima (=aprire il frigo e concedersi un paio di quadrotti al naturale) ;)

4. Ador(av)o scrivere strisce divertenti su ciò che mi succede, o scriverlo.
Eh sì, forse non si direbbe molto a leggere i miei post (che scrivo senza velleità letteraria alcuna), ma ero bravetta a scrivere. Mi piaceva davvero molto, mi sfogava, mi rilassava, mi faceva anche sentire un po' onnipotente ;) Ora è immemore tempo che non scrivo, e mi piacerebbe riprendere (lo dico da anni 8P)
Poi qualche anno fa ho cominciato (e smesso dopo qualche mese) a fare vignettine umoristiche sulle cose che mi capitano (e a una sbadata come me ne accadono tannnte), o caricature di amici, compagni, professori eccetera, e ad appenderle in classe sul muro; era diventata una figata, un sacco di gente ci attaccava anche frasette umoristiche, altri disegni, dediche eccetera.
Non che fossero bei disegni, proprio no, ma mi divertivano e divertivano gli altri, quindi facevano il loro mestiere ;)
Il fatto che invece l'hobby della cucina non sta perdendo per me di interesse come le cose succitate mi consola: sono capace di fare qualcosa per più di 18 mesi di seguito! :D

5. Adoro, non ricambiata, il mio Ciclone Garelli (o, come dice mio fratello, Cicione - no, non pensate che mio fratello sia un poppante che non riesce a scandire le sillabe: è un omone di 28 anni che forse non sa leggere molto bene XD).
In due anni e mezzo che è in mio possesso, sono riuscita a:
-scivolare (da sola) sul ghiaietto ai lati della strada in aperta campagna e sfracellarmi un ginocchio che mi dolerà credo a vita;
-accelerare all'improvviso da ferma e sbattere contro un muro, includendo tra l'altro nell'urto anche due altri motorini - di persone che conosco - parcheggiati innocentemente davanti al muro (ho ancora sul parafango tracce della vernice rosa di uno dei due);
-partire dimenticandomi di togliere il catenaccio, che si ingroviglia orribilmente alla ruota rischiando di farmi fare un bel volo (diverse volte);
-ustionarmi il polpaccio con la marmitta;
-tagliarmi ripetutamente, non so come, il polpaccio destro salendo sul sellino, con qualche pezzo di plastica tagliente che, immagino, sporgeva dalla fiancata (cicatrici che lo dimostrano);
-non vedere un marcipapiede e saltarlo stile filmoni americani, con la differenza che nella vita reale il mezzo con cui si fanno di queste cose non cade mai in piedi; cade malamente, di lato, possibilmente addosso al conducente; poi muore il motore per lo shock e si rifiuta di partire per una buona mezz'ora (a mia discolpa, era buio pesto e quel marciapiede non si vedeva, giuro!-ok, mi ero dimenticata di accendere i fari).
Credo sia tutto.
Non penso ci sia bisogno di spiegare perché sono convinta che il mio motorino non ricambi il mio affetto.
6. Mi dimentico sempre di: pettinarmi, cerettarmi, truccarmi...
Sì, non sono proprio iper-femminile. Immagino che Mattia sia una specie di santo a stare con me.
Per fortuna sono una personcina tutto sommato carina, quindi anche se non mi curo molto non faccio proprio-proprio impressione, dai (solo un po').

7. Sono riuscita ad uscire da un ottimo liceo classico-con un buon voto, tra l'altro-senza sapere una parola di latino e greco.
Sono tutti trucchetti, come non farsi problemi ad avere 3 in greco scritto al secondo quadrimestre, farsi sempre-e-solo interrogare in letteratura facendo la pheega e prendendo 8, e il gioco è fatto: in pagella si ha 6 in entrambe le materie. (In mia giustificazione: tutta la classe era presa all'incirca come me.)

8. Mi innamoro sovente (forse troppo?) di artisti di strada, meglio se musicisti.
Il mese scorso al Ferrara Busker's Festival ho lasciato il cuore davanti alla chitarra+didjeridoo+armonica a bocca di Juzzie Smith; una decina di giorni fa a Padova mi sono consumata gli occhi sul cantante dei Mercanti di Liquore.
Mattia si deve preoccupare? Naaaaaaa..... Mi vergogno sempre troppo per presentarmi ai miei idoli di turno! :P


9. Il mio sogno - forse irrealizzabile - è di diventare una food stylist, photographer, writer... and so on.
Eh so che ho ancora moltisssssssssssssssssima strada da fare, ma mi piacerebbe tanto :D
Come conto di riuscirci studiando lingue? Ho (all'incirca) un piano......... Bwahahahah!! ;)

10. Sono mancina, e me ne compiaccio,
assieme alla mia strana scrittura sbilenca, che mia madre definisce icasticamente: "Orribile".


Ecco fatto!
Mi è piaciuto "raccontarmi", ora mi sento un po' più pronta a farmi conoscere :D
Ora tocca a voi!

Konstantina. Exei Gousto!

Grazie ancora, Pata Pata!


Seconda cosa!


Pie mele e mirtilli, con confettura alle rose e farina di riso

Quando su Facebook ho letto la nota di Manu sulle potenzialità terapeutiche dell'impastare, ho capito che si preparava qualcosa di speciale.
Poi ho letto il post di Sara (dalla cui ricetta è partita Manu), e mi sono convinta che ciò che mi stava davanti era una meraviglia.
Poi c'è stato il post di Manu, e mi sono innamorata del suo ripieno. (Se volete leggete il commento che le ho lasciato, alquanto entusiastico, magari mette voglia anche a voi di rifarla.)
A questo punto è avvenuta una semplice crasi: ho unito la pasta di Sara (con farina di riso-mentre Manu ha usato quella integrale; per il resto, il procedimento è identico) al ripieno di Manu (mele e mirtilli), mettendo poi al posto della sua confettura di fragole una marmellata-gelatina di rose che ho comprato in Espana.

Allora, per la composta di mirtilli ho seguito passo-passo le indicazioni di Manu, dopo aver trovato dei mirtilli selvatici freschissimi e piccolissimi e saporitissimi (e un sacco di altre cose che finiscono in -issimi) in Piazza della Frutta.

La marmellata di mele invece l'ho fatta io, con le mele che ci ha regalato il papà della mia amica Elena (grazie Loris!! Buonissime!). Niente di eclatante (come procedimento... Il gusto invece era buonissimo!!), ho semplicemente usato una bustina di Fruttapec (dopo averne tanto sentito parlare, bene e male...) e seguito le istruzioni sulla confezione.

Dirò... E' venuta davvero troppo soda, ma penso di averla tenuta troppo sul fuoco. In ogni caso, la prossima volta proverò senza Fruttapec, che non è altro che un addensante a base di pectina, di cui la mela è ricchissima. Quindi forse il Fruttapec è una "ridondanza di pectina" inutile. Ma continua a piacermi il fatto che consente di usare poco zucchero...
Infatti, consistenza a parte, è venuta squisitizzzzima. Nessun retrogusto di cose strane. D'altronde, tra gli ingredienti non ho letto niente di "preoccupante"... E poi, credo che, usando la colla di pesce spesso e volentieri nei miei dolci (e quella sì che puzza! :P), non avrei il diritto di lamentarmi di un'eventuale retrogusto del Fruttapec :)
Comunque, proverò a fare altre marmellate (magari di giuggiole-ho un giuggiolo!!-come mi ha fatto venire in mente Sara), usando al posto del Fruttapec una mela grattuggiata (come ho letto da qualche parte), e vedremo che ne vien fuori!

Tornando alla pie: l'ho fatta al volo per il compleanno di Patrizia, la mamma di Mattia, e l'ho portata da loro ancora tiepida.

Ok, vi dico solo una cosa... Federico, il fratellino di Mattia (se legge questo post mi ammazza, vedendo che gli ho dato del "fratellino"!... Vabbe' insomma, ha quasi 15 anni, è un fratellino ma anche un giovine uomo, ok? :) ), odia i dolci. Ma proprio li odia. Al mio diciottesimo compleanno, pur di evitare la torta senza che nessuno gli rompesse tanto con le domande di rito ("Ma perché non la vuoi, ma sei a dieta, ma magro come sei, ma è impossibile che non ti piacciano i dolci..."), ha detto di essere diabetico, ammutolendo tutti i presenti.
Per mangiare questa pie ha fatto un po' di storie, è vero. Ma la sua fetta se l'è mangiata. Tutta. Senza fiatare.

Il fatto è che non è affatto troppo dolce; l'impasto è ricco, ma raffinato, e abbraccia le note asprigne della mela e quelle acidule dei mirtilli, smorzate dal profumo dolce di riso e rose.

De-li-zio-sa.

L'unica cosa: ho messo molto più ripieno rispetto a Manu e Sara, che raccomandavano di non esagerare per poter gustare appieno la bontà della pie crust, la vera protagonista del dolce.
E' vero è vero, io ho proprio fatto un errore di cui non mi sono accorta, mettendone così tanta. Ma devo dire che l'effetto "Torta di Nonna Papera" non è affatto dispiaciuto :)

Manu e Sara, bravissime entrambe, davvero!!!!

Ah ah, e per fortuna volevo scrivere anche la ricetta degli scones, in questo post! :D Ma mi sono dilungata troppissimo... Per stavolta vi grazio! ;)

martedì 6 ottobre 2009

Strawberry, cardamom & pistachio oatmeal bars


Allora, vi avviso che sono in periodo "pasticceria anglosassone", e che probabilmente passerà un bel po' prima che questa spinta si esaurisca.
Tanto più che nella mia camera in questi giorni alberga (sì, sono esiliata nello studio XD) un'australiana doc, amica della mia mamma, che mi sta insegnando moltisssssssime cose pasticciose.
Questi li ho fatti qualche tempo prima che lei arrivasse, ma ben presto posterò ciò che io e Clara abbiamo prodotto assieme in questi giorni.

Tornando alle barrette... Vogliono emulare quelle di cereali che si trovano nei supermercati, e ci ricescono benone. Restano un po' umide a causa della frutta fresca, ma secondo me questo le rende ancora più deliziose.
Poi pistacchio e cardamomo si sposano perfettamente alle fragole, tutti gusti decisi e puliti, non troppo dolci. Buone.

Ecco dove ho preso le dosi; in questa ricetta ci sono lamponi e pinoli, più qualche piccolerrima differenza.


200 g farina 00 (io ho usato quella integrale, credo... uff, non mi ricordo!! Comunque, ci starebbe)
200 g fiocchi d'avena
250 g burro
175 g zucchero mascobado (o altro zucchero di canna integrale)
100 g pistacchi
250 g fragole
1 baccello di cardamomo (usare i semini al suo interno)

Unire alla farina e ai fiocchi d'avena il burro freddo e lavorare fino ad avere dei "bricioloni". Unire lo zucchero e 3/4 dei pistacchi e mescolare il meno possibile.
Mettere i 2/3 della pasta sulla teglia per biscotti, e compattarla grossolanamente, schiacchiandola con dolcezza.
Spatasciare un pochino le fragole tra le dita, adagiarle sopra la pasta assieme al resto dei pistacchi e ai semi di cardamomo.
Spolverare la superficie col terzo di pasta restante, formando così sopra alle fragole delle briciole di pasta.
Mettere in forno ventilato a 180° già caldo per 40 minuti ca., o finché non risulta dorato.
Tagliare in barrette della misura che preferite (nella ricetta originale dicevano 12, io ne ho fatte il doppio).
Qunado si raffreddano un po', mettere su una gratella per dolci.
Conservare in scatole di latta.