Non so se è tardi per postare la ricetta delle frittelle, se Carnevale è già passato o chessoio.
Non me ne intendo.
Non ho mai festeggiato in modo particolare questo evento, e, pur abitando ad un tiro di schioppo da Venezia, sarò andata un paio di volte al suo celeberrimo Carnevale.
Boh, non saprei dire perché, anche se un'ipotesi ce l'ho: molte delle idee che mi vengono per travestirmi riguardano comunque costumi che non dovrebbero essere coperti dal cappotto, ma accidenti, a febbraio fa freddo, e io il cappotto me lo tegno (me lo tegno fino a che dentro non ci squaglio, in realtà. Non me lo tolgo nemmeno a lezione). Così quando vado in giro col mio travestimento nascosto sotto chili di piume e poliestere, insomma, fa un po' triste.
E poi fa troppo freddo per camminare belli pimpanti in giro tutto il giorno.
Io lo odio il freddo.
Ho già di per me le mani perennemente gelide (anche ora mentre scrivo sono quasi insensibili e se ve le appoggiassi sulla schiena o sul collo strillereste con una vocina acuta che non sospettavate nemmeno di possedere, come il mio povero ragazzo. Ciao Mattia!) e un raffreddore che mi si è affezionato (per gli amici, sinusite cronica) e frequenti brividi di freddo quando tutti gli altri sentono un piacevole tepore (tipo in questo preciso momento!). Già di per me, quando in casa ci sono 20 gradi, giro con: canottiera, maglia, maglioncino, maglione 1, maglione 2, coperta 1 e coperta 2. Praticamente fino alla metà di marzo sembro un enorme bozzolo di tessuto semovente.
Lasciamo stare a letto. Canottiera, pigiama a maniche lunghe (di quelli un po' pesantini e lanuginosi all'interno), lenzuolo, copriletto, piumone piegato in due, altro piumone, coperta 1, coperta 2, coperta 3. Non esagero, no.
Quindi figuratevi se mi metterei mai a trotterellare fringuellando per un'intera giornata per ponti e calli, con -3 gradi. Cioè, mi ci vorrebbero minimo altre 2 paia di calze di lana, oltre ai soliti collant+calzettoni che porto sotto ai jeans (sì, in inverno sono moltomolto poco à la page!). Perché, poi? Ah, già, per sfoggiare un costume nascosto dal cappotto che mi sta salvando dall'assideramento! Grazie, no.
Ok, blateramenti a parte, non sento il Carnevale granché vicino. E, manco a dirlo, nella mia famiglia nessuno ha mai preparato dolci in questa occasione. Mai in casa Rosmarina fu immersa nell'olio bollente una frittella.
Fino a ieri mattina. Ieri mattina, io, intrepida e sprezzante del pericolo (oh, una pentola piena d'olio a 170° non è uno scherzo, no!), ho immerso quella prima frittella nell'olio di girasole.
E, a parte le storie che il fritto fa male e lo odiamo tutti eccetera (che, non lo so? Sarà da 8 anni che a casa non si vede una frittata o anche solo un soffrittino per il sugo), mi è piaciuto molto scoprire questa nuova tecnica di cottura. La pastella si gonfia e diventa una pallotta dorata simpaticissima. E sfrigola anche come un serpente a sonagli. Sssffsssssssfs. Troppo divertente!
E poi è bello fare le ricette della tradizione, davvero mi ci sto appassionando.
Certo, non so come cavolo facessero le nonne prima del termometro ad immersione a capire quando l'olio era pronto (benedetto il giorno in cui a Parigi l'ho comprato ,'sto santo termometro che dalle mie parti non trovo mai!), però vabbe', insomma, brave nonne, tanto di cappello.
Per gli ingredienti, mi sono basata molto vagamente su una ricetta di una zia che i miei mi hanno fotocopiato qualche anno fa dal suo quaderno. Non erano certo le frittelle tipiche siciliane - gli sfinci, mi dicono i miei - però mi ispiravano lo stesso.
Poi ho fatto tutt'altra cosa, aggiungendo alla pastella, veramente dura, ricotta e latte fino ad ottenere davvero una pastella, e non lo sbriciolamento di prima.
Ho aggiunto anche le mele, che le rendono sugose e succulente.
Ho aggiunto perfino un goccio di panna, che mi avanzava da un po' in frigo. Ah, e un po' di miele - così, per dare profumo.
Senza nemmeno pensarci, ho infilato un sacco di gusti coccolosi e invernali che con le frittelle ci stra-stavano. Erano morbide morbide, gustose, dolci. 'Na goduria!
Insomma: della ricetta originale ho tenuto solo la dose di farina e di uova, il goccio di rum, la scorza d'arancia e il suggerimento, una volta cotte, di passare le frittelle nello zucchero mescolato alla cannella.
(Certo, io dentro ci ho messo davvero tante cose, volendo la mia ricetta si può semplificare, semplicemente sostituendo la panna con una dose leggermente maggiore di burro e latte.)
Per il procedimento, ho seguito (stavolta pedissequamente) quello di una ricetta di questo mese de La cucina italiana (davvero bellino come numero!).
FRITTELLE MORBIDE MORBIDE DI RICOTTA E MELA AI GUSTI DELL'INVERNO (per circa 70 frittelline)
PER LA PASTELLA
300 g farina 00
2 uova
1 mela (se volete, anche 2)
110 g latte (io di soja, perché avevo quella confezione aperta)
45 g burro
70 g ricotta
50 g panna (sostituibile con 50 g in più tra latte e burro)
30 g zucchero semolato (io vanigliato)
15 g di miele (sostituibili con 10 g zucchero)
1/2 tazzina da caffè di rum
1 pizzico di sale
1/2 cucchiaino estratto di vaniglia (sono diventata drogata di questo sciroppino a pois neri... Immagino si possa omettere. Ma perché, se profuma di paradiso??)
1/2 cucchiaino cannella in polvere
1 cucchiaino lievito per dolci in bustina
scorza grattugiata di 1/2 arancia bio
PER LA FRITTURA E LA "ZUCCHERATURA"
0,6 l olio di arachide (io avevo girasole, ma ho letto, sempre su La cucina italiana, che è meglio quello d'arachide, ora non saprei ripetere il perché e la rivista è di là :P)
abbondante zucchero semolato (io vanigliato) (scusate se non sono più precisa, comunque direi circa una tazza, così, a occhio!)
cannella a piacere (credo io sui 2 cucchiaini, volevo si sentisse)
Sbattere bene latte, panna e ricotta fino ad ottenere una crema liscia.
Scaldare in una pentola media dai bordi alti 2/3 del rum con l'estratto di vaniglia, lo zucchero e il miele. Quando il miele è sciolto, aggiungere la crema "di latticini" e il burro e mescolare fino all'ebollizione. A questo punto aggiungere la farina, il sale, la cannella e cuocere la pastella per un paio di minuti. Togliere dal fuoco e aggiungere la scorza d'arancia. Far freddare, unire le uova una alla volta ed il lievito. Unire infine il goccino di rum che avanzava.
Sigillare con pellicola e far freddare in frigo a 6° per 30-40 minuti.
Nel frattempo detorsolate le mele, lasciando la buccia, e tagliano la polpa a tocchetti piccoli.
Mescolare alla pastella e far finire il riposo dei 30 minuti.
Quando manca una decina di minuti alla scadenza della mezz'ora, riempire una pentola abbastanza piccola e dai bordi alti con l'olio, fino circa a metà o un po' meno dell'altezza della pentola.
Contorllare la temperatura; quando raggiunge i 170°, calare un cucchiaino di impasto nell'olio bollente (io ne ho fatti 5-6 alla volta), Far cuocere un minuto da un lato, un minuto dall'altro (rigirate con una forchetta o una schiumarola). Quando sono ben dorate, scolare su un vassoio coperto da due strati di carta assorbente.
Ora la temperatura dell'olio si sarà abbassata; aspettare che torni a 170° e proseguire con il secondo giro di frittelle, e così via fino ad esaurimento della pastella.
Quando sono tiepide, riempire una tazza di zucchero (mescolato a 1 cucchiaino di cannella) per metà, tuffarvi due-tre frittelline alla volta e rigirarle bene per farle ricoprire di zucchero. Probabilmente ci vorrà un'altra mezza tazza di zucchero per ricoprire tutte le frittelle.
Consumare preferibilmente in giornata, quando sono ancora fragranti.